28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Elezioni Regionali

Il Pdl ricuce con Galan, il Pd con Vendola

L'attenzione politica si sposta su tre regioni ritenute importanti per l'esito della competizione elettorale: Veneto, Puglia e Lazio

ROMA - Alla ripresa dei lavori parlamentari, dopo la pausa natalizia che inizia oggi, a tenere banco sarà ancora la questione giustizia. Il Pd chiede che Pdl e Lega ritirino la riforma del processo breve, ipotesi che la maggioranza finora respinge, come condizione dell'avvio di un confronto sulle riforme. I tempi del definitivo chiarimento non sono però brevi.
La conferma l'ha data ieri sera Luciano Violante, responsabile dei problemi istituzionali per il Pd, partecipando alla trasmissione televisiva Ballarò: di una eventuale commissione parlamentare sulle riforme se ne parlerà solo dopo le elezioni regionali della primavera 2010. L'attenzione si sposta così su tre regioni ritenute importanti per l'esito della competizione elettorale: Veneto, Puglia e Lazio.

Risolto il caso Veneto - Il Pdl ha convinto il governatore uscente Giancarlo Galan a non presentare una propria lista in polemica con la scelta di candidare al suo posto un esponente della Lega. La contropartita sarebbe la promozione di Galan a ministro, eventualità discussa in un vertice con il premier Berlusconi ad Arcore a cui hanno preso parte lo stesso Galan e gli esponenti della Lega in Veneto. Non si esclude la creazione di un nuovo ministero ad hoc per Galan, ad esempio un ministero per il nord est che abbia il compito di coordinare le politiche economiche e sociali nell'area economicamente più sviluppata del paese. Il prezzo che Pdl e Lega pagano per la non ricandidatura di Galan è però la fine dell'accordo con l'Udc, che potrebbe appoggiare il candidato del centrosinistra o scegliere di sostenere un proprio candidato di bandiera.

In Puglia è il centrosinistra ad apparire in sofferenza. Il Pd ha cercato in tutti i modi di ostacolare la riconferma della candidatura di Nichi Vendola, Sinistra e libertà, governatore uscente. Oggi è stata convocata l'assemblea regionale del Pd con all'ordine del giorno la possibilità di dare via libera alla conferma di Vendola o di proporre un nuovo candidato sostenuto da una coalizione che avrebbe nell'alleanza tra Pd e Udc il proprio perno.
E' stata intanto scartata definitivamente la possibilità di far svolgere delle primarie su più candidature, ipotesi avanzata in particolare da Vendola: solo in caso di sconfitta in questa consultazione il governatore uscente sarebbe stato disponibile a mettersi da parte.
Del caso Puglia si è occupato personalmente Massimo D'Alema che nei giorni scorsi ha escluso primarie fratricide del centrosinistra e auspicato un accordo con l'Udc. L'ex ministro degli Esteri si era augurato il passo indietro del governatore uscente accusandolo di «irresponsabilità politica», convinto che solo l'adesione dell'Udc a una nuova coalizione possa far vincere il centrosinistra. Su quest'ultima condizione è d'accordo Vendola che si sta adoperando per formulare un programma su cui possa confluire anche il partito di Pier Ferdinando Casini, ricordando che già nelle elezioni di quattro anni fa lo avevano sostenuto due liste di «moderati per Vendola». Michele Emiliano, Pd, sindaco di Bari rieletto recentemente, ritenuto l'unico candidato alternativo a Vendola con chance di successo, ha confermato proprio ieri la sua intenzione di non partecipare alla competizione per le regionali. Oggi potrebbe quindi essere ufficializzata la ricandidatura di Vendola, se dovesse ricevere il via libera da parte dell'assemblea regionale del Pd.

La situazione nel Lazio - Il partito di Casini si sta intanto adoperando perché nel Lazio possa essere un proprio candidato a sfidare Renata Polverini, ormai ex segretaria del sindacato Ugl, capolista del centrodestra. Per questo ha avanzato la proposta che sia Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant'Egidio, a guidare la coalizione del centrosinistra. «Per me sarebbe più naturale restare nella società civile», ha dichiarato Marazziti. Parole che sono state interpretate come un non rifiuto.
Nicola Zingaretti, Pd, presidente della Provincia, è tornato ieri ancora una volta a escludere che possa essere lui a guidare una rinnovata coalizione di centrosinistra.