3 ottobre 2025
Aggiornato 10:00
Politiche per l'immigrazione

Sant'Egidio: preoccupati per il testo sulla Cittadinanza

«Dopo tanto parlare, il testo è un passo indietro rispetto alla legge attuale»

ROMA - «Siamo preoccupati per il testo base su cui inizierà la discussione sulla riforma della cittadinanza. Dopo tanto parlare, il testo è un passo indietro rispetto alla legge attuale». A sottolinearlo è la Comunità di Sant'Egidio, la realtà cattolica che da anni si batte per una riforma del diritto di cittadinanza. «Sono anni che segnaliamo un anacronismo tra la nostra legge sulla cittadinanza e la realtà del Paese e dei nuovi cittadini; - ha ricordato Sant'Egidio rivolgendo un appello ai parlamentari - pensiamo soprattutto ai bambini nati e cresciuti in Italia, a quelli che vi sono giunti da piccoli e hanno frequentato le nostre scuole: non sono minimamente considerati».

Alla vigilia dell'inizio della discussione in Parlamento relativa alla riforma della legge sulla cittadinanza, il presidente della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo, aveva lanciato un appello ai parlamentari di tutte le forze politiche: «in Italia - aveva detto - ci sono 800.000 bambini immigrati (il 23% del totale degli immigrati), e tra loro oltre 500.000 sono nati in Italia: perché continuare a trattarli da 'stranieri', complicando il loro percorso di inclusione nel Paese che già considerano il loro?».

In particolare, la realtà cattolica si auspica che sia attribuita la cittadinanza, al momento della nascita, al bambino nato in Italia da genitori stranieri già regolarmente soggiornanti, i quali mostrino in concreto di volersi inserire nella società italiana. Che al positivo inserimento del minore nel nostro Paese, anche se nato all'estero, corrispondano «adeguate modalità di attribuzione della cittadinanza, già prima del compimento della maggiore età». Si chiede poi che a coloro che diventano cittadini non venga imposta la rinuncia alla cittadinanza di origine, salva «la ricorrenza di imperiose, specifiche ed eccezionali esigenze di politica estera e di interesse nazionale» e che ai giovani nati o vissuti in Italia sin dalla tenera età, ma già divenuti maggiorenni sotto il vigore della legge n.91/1992, sia transitoriamente consentito di valersi delle nuove regole di acquisto della cittadinanza durante la minore età.