29 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Politica & Giustizia

Fini apre a lodo Alfano bis ma è sempre scontro Pdl-Pd

Scajola: «Emendare processo breve oppure nuovo scudo per il Premier». Bonaiuti: «La sinistra vuole liberarsi di Berlusconi attraverso la via giudiziaria»

ROMA - Prende corpo nel centrodestra l'ipotesi del «lodo Alfano bis», da votare stavolta come legge costituzionale per mettere al riparo il presidente del Consiglio e le altre alte cariche dello Stato dai procedimenti giudiziari. All'idea, lanciata dal leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, aprono oggi sia il presidente della Camera Gianfranco Fini sia il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. Ma per mettere «in sicurezza» una legge costituzionale servirebbe una maggioranza qualificata, con voti Pd. Ma Pier Luigi Bersani torna a chiedere alla maggioranza di occuparsi dei problemi degli italiani, e nel Pdl c'è chi smentisce Fini: per il portavoce di Berlusconi Paolo Bonaiuti il dialogo è impossibile.

Indica due strade possibili il ministro Scajola: se il ddl sul processo breve «non va bene», si suggeriscano «emendamenti e proposte migliorative in Parlamento. Oppure si stabilisca un lodo che garantisca di poter governare». Ospite di Raitre, Fini replica ai ripetuti assalti del Giornale diretto da Vittorio Feltri. A suo giudizio il fatto che vengano coinvolti lui e Napolitano in un presunto «complotto» vuol dire che «siamo all'incubo o al delirio». Avanti, quindi, evitando sia «l'impunità» per Berlusconi sia la tentazione dell'assalto per via giudiziaria. Processo breve e nuovo lodo «non sono - afferma - due ipotesi alternative una all'altra». Alla proposta di Casini, aggiunge, «non avrei nulla in contrario». Poi fa appello al Pd: «mi auguro che non bollino l'ipotesi come una iattura di fronte alla quale andare sulle barricate».

Il Pd per ora non risponde alla chiamata dei fautori del dialogo: per Bersani il testo del ddl «non è migliorabile» perché «non riconosce l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge». E questo «è un tema insuperabile». Il segretario del Pd accusa: «Si rende conto che gli italiani cominciano a pensare 'siamo sempre sui problemi suoi e non sui problemi degli italiani'? La maggioranza si rende conto di tutto ciò? Sono anni che ormai è così. Ci deve essere un soprassalto di responsabilità» perché «il paese ha altri problemi, sennò si crea un muro di gomma tra società civile e la politica».

Bonaiuti «chiude» - E così, accanto alle aperture di Fini e Scajola, c'è la chiusura del sottosegretario Bonaiuti: il Pd, accusa, coltiva ancora «la vecchia speranza di liberarsi di Berlusconi e del suo Governo solo attraverso la via giudiziaria. Con una sinistra così, che anche oggi conferma tutta la sua arretratezza, come si può dialogare?». Ancora più polemico il gruppo del Pdl al Senato, che sforna anche oggi una nota sul vecchio ddl sui processi brevi presentato nel 2006 dal gruppo Ds al Senato: «Il Pd - scrive l'ufficio stampa di Gasparri e Quagliariello - ha tentato una manovra a favore degli emuli di Totò Riina e per i responsabili di morti sul lavoro, narcotraffici, assassini e violentatori. Noi escludiamo tempi brevi per questi e molti altri reati, per i quali i processi non devono avere limiti di tempo».

Nel Pdl però c'è un altro fronte aperto, quello dei dubbi sul ddl Gasparri e sulla strategia finora affidata a Niccolò Ghedini, deputato e legale del presidente del Consiglio. Gaetano Pecorella, altro deputato Pdl e consigliere legale di lungo corso di Berlusconi, dice che il testo «esprime un criterio condivisibile da tutti. Pero, così come è articolata, mostra aspetti di irragionevolezza e risponde ad esigenze demagogiche e populiste». A serrare le fila ci prova Fabrizio Cicchitto: «la maggioranza tiene», prevede, e «se c'è qualcuno che ha complessi di inferiorità nei confronti della sinistra ciò non riguarda la maggioranza nel suo complesso».