18 aprile 2024
Aggiornato 04:30
Politica. Primarie PD

Bersani si mette al lavoro, scoppia subito il «caso Rutelli»

Primo giorno da nuovo Segretario in visita al distretto industriale di Prato. Franceschini riunisce i suoi. Marini e Fioroni delusi dai «nuovi»

ROMA - E' subito intenso il primo giorno da segretario del Pd di Pier Luigi Bersani. L'ex ministro, in visita al distretto industriale di Prato, è ovviamente già alle prese con le bozze dei nuovi organigrammi del partito e con i primi grattacapi che questo lavoro comporta, a cominciare dalla delicata partita dei capigruppo. Bersani punta a cambiare tutto, ma i tempi potrebbero non essere così rapidi come si era immaginato. La definizione degli incarichi e della squadra, del resto, è tanto più complicata dal momento che Bersani ha intenzione di trovare un rapporto costruttivo con la minoranza.

Compito non facile, visto che nell'area di Dario Franceschini si segnala il malumore di dirigenti come Franco Marini e Giuseppe Fioroni, che sembrano poco propensi a farsi rappresentare ancora dall'ex segretario. Tutto questo proprio mentre scoppia, anche prima del previsto, il caso-Rutelli, dopo le frasi del presidente del Copasir pubblicate nell'ultimo libro di Bruno Vespa: «Vado con Casini, ma non ora e non da solo», ha detto Rutelli.

CAPIGRUPPO - La vicenda dei capigruppo è stata aperta formalmente con l'annuncio della convocazione delle assemblee dei senatori e dei deputati per mercoledì prossimo. I due presidenti, Anna Finocchiaro e Antonello Soro, rimetteranno il mandato, ma al momento non è chiaro come si svilupperà la partita: il toto-presidenti impazza da settimane, per la Camera si fa il nome di Enrico Letta, in pole-position, mentre al Senato l'ala dalemiana punterebbe su Nicola Latorre, ma non è scontato che quest'ultimo ottenga i voti di un gruppo in cui sono molti i veltroniani.

PRESIDENZA DEL PARTITO: per questo incarico Bersani vorrebbe addirittura Romano Prodi, il pressing in queste ore è forte, ma l'ex Premier ha già chiarito, anche pubblicamente con l'intervista al Corriere della Sera, che non ha intenzione di accettare incarichi. L'altra ipotesi forte è quella di Rosy Bindi, che però preferirebbe altri incarichi, a cominciare proprio da quello di capogruppo alla Camera. Un quadro complesso, e forse anche per questo non è detto che si arrivi ad un turn over in tempi rapidi. Di sicuro, non accadrà nulla prima del 7 novembre, giorno in cui Bersani si insedierà formalmente. Ma in queste ore circola anche l'ipotesi di un 'congelamento' dei due presidenti in carica, il cui mandato scadrebbe comunque il prossimo maggio.

OPPOSIZIONE INTERNA - Bersani, inoltre, deve anche capire come si organizzerà l'opposizione interna. Franceschini ha convocato per domani sera una riunione dei parlamentari della sua mozione, un gesto che testimonia l'intenzione dell'ex segretario di diventare il capo della minoranza interna. Dirigenti di primo piano che lo hanno sostenuto come Marini e Fioroni, però, già da mesi hanno avviato canali diretti con D'Alema e non sembrano troppo disposti a delegare a Franceschini la rappresentanza dell'area ex Ppi. Del resto, Fioroni e Marini sarebbero parecchio delusi dal risultato ottenuto alle primarie, inferiore a quello raccolto tra gli iscritti, e pare che puntino il dito contro i «nuovisti», cioé i David Sassoli, le Debora Serracchiani e via dicendo. Così come è da valutare quale posizione assumerà Piero Fassino.

CASO RUTELLI - Una frammentazione della minoranza che non piace a Bersani, già alle prese con la possibile uscita di Rutelli. Romano Prodi, al Tg3, non ha risparmiato un commento acido verso l'ex leader Margherita («Se qualcuno se ne va non succede niente, globalmente il partito resterà unito», ha minimizzato) ma esordire con l'abbandono di uno dei fondatori del partito non farebbe piacere a Bersani. Rutelli ha mostrato di non aver gradito la divulgazione delle sue frasi da parte di Vespa, ma di fatto non ha smentito ciò che è stato riportato. L'ex leader Dl si è limitato a sottolineare che si tratta di affermazioni datate, non pronunciate a caldo dopo le primarie. Ma è stato lo stesso Vespa a precisare: si tratta di una «conversazione immediatamente successiva al congresso del Pd dell'11 ottobre». E l'abbandono di Rutelli, in un quadro in cui la minoranza interna è frammentata, potrebbe essere rischioso per il nuovo segretario, che nel giro di pochi mesi dovrà affrontare subito il difficile test elettorale delle Regionali. Ecco quindi che Bersani ha subito replicato: «Non credo che qualcuno voglia sottrarsi a questa sfida».

Su questo fronte, Bersani ha oggi avviato i primi contatti con i possibili alleati. In tanti hanno chiamato per congratularsi (Gianni Letta, Oscar Luigi Scalfaro, Luca Cordero di Montezemolo, Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga) e tra questi anche alcuni segretari di partito, come Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, con i quali è già in agenda un vero e proprio incontro a breve.