19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Premio Nobel per la Pace al Presidente Americano

Obama mette d'accordo Napolitano e Berlusconi, Santa Sede plaude

Applauso in Consiglio dei ministri. Ma la Lega Nord: «E il Dalai Lama?»

ROMA - Un applauso in Consiglio dei ministri, seguito da uno dei rari momenti di condivisione unitaria della politica italiana. Dopo gli scontri dei giorni scorsi, il premio Nobel per la Pace assegnato a Barack Obama ha messo d'accordo tutti o quasi: Roma e il Vaticano, Berlusconi e Napolitano, l'opposizione e la maggioranza (con l'eccezione della Lega).

E' lo stesso premier Silvio Berlusconi a raccontare ai cronisti la reazione del Governo riunito alla notizia del premio al presidente degli stati Uniti. Un presidente destinatario di tale premio, aggiunge il Cavaliere, «è tenuto a un comportamento ecumenico nei confronti di tutti». Nel messaggio inviato all'inquilino della Casa Bianca, Berlusconi osserva poi: «L'attribuzione del premio Nobel per la pace è un giusto riconoscimento al tuo lavoro per il rilancio di una politica di cooperazione fra i popoli. Il tuo sogno di un mondo senza armi nucleari e di dialogo tra tutte le nazioni ha riacceso la speranza di un futuro di pace. A nome mio, del mio governo e di tutto il popolo italiano ti esprimo le mie più affettuose congratulazioni». Un premio meritato, scrive invece Giorgio Napolitano nel suo messaggio di congratulazioni a Obama, «per la sua visione innovativa e lungimirante dei problemi della pace e della cooperazione internazionale».

Dal Vaticano esprime «apprezzamento» il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, «alla luce dell'impegno dimostrato dal Presidente per la promozione della pace nel campo internazionale, e in particolare anche recentemente in favore del disarmo nucleare. Ci si augura - aggiunge il portavoce del Papa - che questo importantissimo riconoscimento incoraggi ulteriormente tale impegno difficile ma fondamentale per l'avvenire dell'umanità, affinché possa portare i risultati sperati».

Nel mondo politico, entusiasti e increduli i democratici: «Il premio - commenta Dario Franceschini - è stato dato non tanto per quello che Obama ha fatto ma per quello che, con la sua gerarchia di valori completamente rovesciata e rivoluzionaria, potrà fare per cambiare il mondo». Per Piero Fassino la decisione della reale Accademia di Svezia è «un messaggio di speranza», e anche Rosy Bindi parla di «investimento per il futuro», ma anche di premio per «la svolta impressa alla politica mondiale dal presidente Obama». Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd, ritiene che il premio Nobel a Obama sia «il riconoscimento del lavoro di un uomo che, oltre all'America, sta cambiando il mondo. Dobbiamo cercare di seguire il suo esempio: cambiare è possibile». Fuori dal coro la Lega nord: «Il presidente Obama - commenta Roberto Castelli, viceministro alle Infrastrutture - nel nome di una feroce real politik rifiuta di ricevere il Dalai Lama, che da anni si batte per far riconoscere i diritti della sua patria calpestata e umiliata. E giustamente oggi riceve il Nobel per la Pace...».