4 maggio 2024
Aggiornato 07:00
Piano nazionale emissioni (Nap)

Ue a Italia: «Imprese dovranno pagare per surplus emissioni»

Lo Stato potrà comprare quote solo per i «nuovi entranti»

BRUXELLES - Le imprese industriali italiane che nel 2009 avranno emesso più CO2 di quanto gli consentivano le 'quote' assegnate loro gratuitamente dal Piano nazionale emissioni (Nap), dovranno comprare sul mercato, entro il 30 aprile 2010, i 'permessi di emissione' necessari a coprire il loro surplus, o saranno costrette a pagare salatissime multe, senza poter contare su nessun aiuto da parte dello Stato; a meno che non si tratti di 'nuovi entranti', che hanno iniziato la produzione dopo l'approvazione del Nap.

E lo stesso varrà anche per gli anni successivi, fino al 2012. Lo afferma la Commissione europea, intervenendo nel dibattito in corso in Italia dopo un articolo del 'Sole 24 ore' del 13 agosto in cui si riportavano le conclusioni del 'Comitato nazionale di gestione e attuazione della direttiva 2003/87 CE' per l'applicazione del Protocollo di Kyoto nell'Ue.

«Gli impianti italiani che emettono più CO2 di quanto gli consentano le loro quote gratuite non hanno altra scelta che coprire il loro 'deficit' comprando i diritti di emissione sul mercato. Entro il 30 aprile di ogni anno, i gestori degli impianti dovranno restituire le quote relative a tutte le loro emissioni durante l'anno precedente. Per ogni tonnellata di CO2 emessa senza che sia stato restituito in tempo la quota corrispondente, il gestore dell'impianto dovrà pagare un'ammenda di 100 euro», ricorda il gabinetto del commissario Ue all'Ambiente, Stavros Dimas, rispondendo ad alcuni quesiti dell'Apcom. Le imprese inadempienti, oltre all'ammenda, avranno comunque l'obbligo di acquistare sul mercato i diritti di emissione mancanti, e restituirli entro il 30 aprile dell'anno successivo, aggiungono gli esperti della Commissione, citando l'art. 16 della direttiva.

Il gabinetto Dimas è molto chiaro anche su un eventuale intervento dello Stato in soccorso delle imprese inadempienti, secondo un'ipotesi che sembra affacciarsi nel dibattito in Italia, e che gioca sulla confusione fra 'nuovi entranti' e industrie già operanti al momento dell'appovazione del Nap, nel 2008. La Commissione riconosce, in effetti, di «non essersi opposta» alle norme italiane che prevedono l'acquisto sul mercato, da parte dello Stato, delle quote necessarie alla 'riserva per i nuovi entranti', fino a 16,93 milioni di tonnellate di CO2. Ma l'Esecutivo comunitario sottolinea che «solo i nuovi entranti possono ottenere quote dalla riserva.

Acquistare quote sul mercato per distribuirle gratuitamente agli altri impianti equivarrebbe a un aiuto di Stato, che sarebbe incompatibile con il diritto Ue della concorrenza nella maggioranza dei casi».

Il rapporto del Comitato nazionale di gestione riportato dal 'Sole 24 ore' stima a 37 milioni di tonnellate il surplus di CO2 emesso nel 2009 dalle imprese italiani partecipanti al sistema europeo di commercio delle emissioni Ets (Emission trade system).

Al prezzo attuale di mercato di 15 euro a tonnellata, questo corrisponderebbe a 555 milioni di euro, che le imprese italiane inadempienti dovranno pagare entro il 30 aprile dell'anno prossimo, e solo una parte di questa cifra potrà essere compensata dallo Stato per i 'nuovi entranti'. Le imprese che hanno emesso più CO2 di quanto avrebbero dovuto hanno già perso una buona occasione, non acquistando i diritti di emissione sul mercato quando costavano meno (a metà febbraio il prezzo era circa la metà di oggi), e ora rischiano di pagare ancora di più, se attendono ancora, magari coltivando l'illusione di un intervento risolutivo del governo. Va ricordato che il prezzo medio di mercato dei diritti di emissione su cinque anni per il periodo 2008-2012 è previsto dagli esperti a circa 30 euro per tonnellata di CO2 (stime di 'Point Carbon').