4 maggio 2024
Aggiornato 04:00
Scontro giornalistico che sfiora ormai la crisi diplomatica

Berlusconi, l'ira Cei per Feltri fa saltare incontro con Bertone

Dubbi Oltretevere, Premier sapeva? Ma i suoi: «Ne era all'oscuro»

ROMA - La scontro giornalistico che sfiora ormai la crisi diplomatica fra Italia e Santa Sede, suscitata dall'articolo del giornale sul direttore di Avvenire Dino Boffo, inizia a prendere forma nel tardo pomeriggio di giovedi. Nelle redazioni e nei Palazzi romani si rincorre una voce: domani (ieri, ndr) leggete il Giornale. Silvio Berlusconi ancora non è a Roma, farà rientro nella Capitale poco dopo le 22.30. Quando è già sera, però, gli uomini vicini al Presidente del Consiglio sono già in fibrillazione, la notizia inizia a circolare sempre più insistentemente. Poi la rassegna stampa notturna, quindi il Giornale nelle edicole di tutta Italia fa precipitare gli eventi: tutto culmina con l'annullamento della cena fra il premier e Tarcisio Bertone.

L'attacco al direttore di Avvenire Dino Boffo fa andare su tutte le furie la Santa Sede. Dai Sacri palazzi della diplomazia vaticana non si fa nulla per nascondere lo sgomento di fronte a quello che si considera un «attacco gravissimo», diretto a colpire un direttore che da 15 anni guida il giornale e la tv dei vescovi italiani. «Arrabbiati? Di più, siamo infuriati», si lascia trapelare. Nessuno, Oltretevere, pensa che la sortita del Giornale fosse sconosciuta a Berlusconi.

Di fronte alla prima pagina del Giornale si scatena un vorticoso giro di telefonate. Al centro c'è Gianni Letta, al quale la Santa Sede comunica l'annullamento della cena. E il fatto che sia la Santa Sede, e non il governo italiano, a rendere noto chi avrebbe rappresentato l'esecutivo all'Aquila lascia intendere tutta l'amarezza provata Oltretevere per la vicenda (la prassi imporrebbe che le comunicazioni su chi rappresenti il governo italiano spetti all'esecutivo stesso). D'altra parte la nota della Cei parla chiaro: La Conferenza Episcopale italiana, rinnova «piena fiducia al direttore» di Avvenire, che ha guidato il quotidiano con «indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza». E proprio Boffo viene descritto da chi lo conosce come amareggiato e infuriato, ma pronto a continuare.

Ma non è finita qui. Voci non confermate danno nel primo pomeriggio Berlusconi pronto a valutare comunque la possibilità di recarsi all'Aquila per la cerimonia della Perdonanza. Segue incontro con Letta e Bonaiuti a Palazzo Grazioli, il premier resta a Roma e intanto le agenzie diffondono la presa di distanza di Berlusconi dal quotidiano di famiglia: «Il principio del rispetto della vita privata - scrive Berlusconi - è sacro e deve valere sempre e comunque per tutti. Per le stesse ragioni di principio non posso assolutamente condividere ciò che pubblica oggi il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire e me ne dissocio». La versione sembra essere avvalorata dallo stesso Feltri che assicura: «Il presidente del Consiglio si dissocia? Devo dire che mi sarei stupito del contrario, ovvero che si associasse. D'altra parte il direttore del Giornale sono io e qui comando io. Lui è il presidente del Consiglio e comanda a Palazzo Chigi».

Di certo però c'è che secondo diverse fonti, uomini vicino a Berlusconi erano a conoscenza della 'bomba' del quotidiano milanese, anche se nessuno considera possibile un avallo da parte del Premier. Sembra che addirittura un ministro del governo abbia provato a dissuadere, senza esito, la direzione del Giornale dal pubblicare la notizia. Anche se chi ha avuto modo di parlare con Berlusconi giura: «L'articolo ha creato un serio danno, ha portato all'annullamento di una cena alla quale si lavorava da tempo, non ne sapevamo niente».