3 maggio 2024
Aggiornato 10:30
Codice della strada

La cultura e la pratica dell'illegalità è imperante!

Hanno fatto notizia le prime multe a ciclisti che si sono visti decurtare i punti di questa patente

FIRENZE - I primi giorni di applicazione delle nuove norme sul codice della strada, oltre che incuriosire per alcuni episodi prima imprevedibili ma che ora dovrebbero diventare nostra quotidianità, fanno riflettere su alcune utilità e, soprattutto, sulla diffusa cultura e pratica dell'illegalita' che impera e che il nostro sistema alimenta.

Hanno fatto notizia le prime multe a ciclisti che, violando il codice e dotati anche di patente di guida, si sono visti decurtare i punti di questa patente. Persone che sono passate col semaforo rosso, o che avevano il mezzo privo di fanalino o che andavano sui marciapiedi. Persone che hanno protestato non tanto perché si sono visti levare i punti, ma perché rivendicavano il proprio diritto a violare il codice della strada: tra questi due casi esemplari:
- un imprenditore che, sulle cronache di tutti i media, ha anche annunciato un ricorso contro la multa inflittagli per il passaggio col rosso... chissà se troverà un giudice che gli possa dar ragione....
- il Sindaco di Venezia che ha rivendicato il proprio diritto a trotterellare a pedali sui marciapiedi di Milano. Si potrebbe dire: «chi semina vento raccoglie tempesta».

I seminatori di vento sono di due tipi:
1- gli amministratori nazionali che credono di risolvere il disordine solo aumentando le pene e lacerando la Costituzione: tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, ma se sei un ciclista ed hai la patente per guidare un'automobile, sei più diverso di chi non ha questa patente; cioè si viene multati non per l'illecito commesso ma anche rispetto a chi e cosa si è e si possiede... tanto varrebbe istituire anche le multe proporzionali rispetto al redditto...
2 - gli amministratori locali che, in assenza di politiche nazionali che incentivino l'uso del mezzo non inquinante (che non c'entrano nulla con la rottamazione), accettano supinamente le logiche nazionali e, pur nella scarsa disponibilità dei mezzi a loro disposizione, non sembrano interessati a creare condizioni infrastrutturali che incentivino una mobilità legale (piste ciclabili, parcheggi per bici, etc).

La tempesta che si raccoglie è quella, per l'appunto:
1 - del Sindaco di Venezia: predica altrettanto per i motoscafi contromano nei canali della sua città?
2 - di tutti i ciclisti che rivendicano il diritto ad infrangere il codice sempre e ovunque.
E' innegabile che tutto questo è molto italiano: per come ci vedono all'estero e per come siamo tutti consapevoli di esserlo. Ma bisogna vivere...... dicono i più e lo dicono anche le istituzioni con queste stupide e incostituzionali norme!

Vincenzo Donvito, presidente Aduc