2 maggio 2024
Aggiornato 14:00
Primarie Partito Democratico

Franceschini difende primarie e dice: «No a lacerazioni»

Ma c'è chi guarda al «dopo». Emiliano: «Lui e Bersani non distanti»

ROMA - Dario Franceschini presenta il suo programma, dopo molti giorni di 'ascolto' senza commentare il dibattito congressuale il segretario in carica riunisce le sue truppe all'Acquario romano e avanza le sue proposte: ribadisce molti capisaldi del Pd di Veltroni, dalla fede nel bipolarismo alle primarie, ma è attento a bilanciarli con richiami a quel partito «solido» che molti dei suoi 'grandi elettori' gli chiedono e con un chiaro rilancio del tema delle alleanze. Soprattutto, Franceschini non torna sulla contrapposizione vecchio-nuovo che aveva contraddistinto l'annuncio della sua candidatura e, anzi, chiede un congresso che eviti «lacerazioni».

E quest'ultimo passaggio piace a chi, come Franco Marini, avrebbe proprio evitato la conta e, sotto sotto, continua a mandare segnali all'altro schieramento in vista del dopo-congresso. Un fronte che si allarga e che comprende tra gli altri il sindaco di Bari Michele Emiliano, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, Anna Finocchiaro. Tutti e tre presenti oggi ad ascoltare Franceschini.

Franceschini dedica la prima parte dell'intervento all'analisi del quadro economico e politico, invoca un «nuovo riformismo», elenca le «cinque parole» fondanti della sua idea di riformismo («Fiducia»; «Regole»; «Uguaglianza»; «Merito»; «Qualità«). Il segretario critica Berlusconi («Non farà nessuna riforma vera«), torna a sventolare la bandiera dell'irrisolto conflitto di interessi («Abbiamo colpe precise«) e chiede «una nuova identità» per il partito.

Ma la parte più 'calda' dell'intervento, come avvenne anche per Bersani, è quella dedicata all'idea di partito, alla visione dell'assetto istituzionale, alle strategie delle alleanze.

Insomma, i temi che da mesi dominano il dibattito dei democratici. Franceschini non risparmia un paio di stoccate a Massimo D'Alema: gli iscritti sono «oro», ma il Pd non può rinunciare alle primarie per scegliere il segretario, perché «gli elettori non sono estranei» (D'Alema aveva detto che con le primarie i cittadini 'occupano' il partito, ndr); e poi, il partito deve essere «solido», ma questo «non significa rispolverare i modelli di 50 anni fa». Anche sulle alleanze Franceschini si muove con abilità: non cita mai la vocazione maggioritaria, dice che le alleanze verranno fatte «perché vogliamo tornare a vincere», ma sottolinea anche che non si torna al «centro-sinistra col trattino». E poi, il Pd deve difendere il bipolarismo e «non accetterà mai una legge elettorale» che tolga ai cittadini il potere di scegliere alleanze e governi.

Un impianto che piace agli uomini di Arturo Parisi, Mario Barbi è in sala ad ascoltare e apprezza, anche se non scioglie ancora la riserva. E in sala c'è anche Silvio Sircana.

Ci sono, poi, anche molti esponenti ancora 'non schierati', come Sergio Chiamparino, Michele Emiliano, Anna Finocchiaro. Dirigenti che avrebbero preferito rimandare la conta congressuale, come anche Franco Marini che, raccontano, insieme a Massimo D'Alema aveva provato a rinviare tutto a dopo le regionali. Questo fronte ha preso atto malvolentieri che la corsa verso il congresso non era arrestabile, ma non si è dato affatto per vinto. Emiliano lascia chiaramente intendere che spera in una ricomposizione dopo il congresso: «Le distanze tra Franceschini e Bersani non sono così ampie. Nessuno dei due vuole fare a meno delle primarie e nessuno dei due vuole fare a meno del territorio. E il progetto del Pd è mettere insieme Bersani e Franceschini, non contrapporli. Purtroppo la corsa è partita, ora sono contrapposti. Ma vedremo..».

Finocchiaro e Chiamparino continuano a non esporsi, mentre Marini nel commentare le parole di Franceschini manda ancora segnali sulle primarie: «Un discorso pieno di 'radici', ma anche proiettato verso il futuro. Certo, resta quel problemino... Quella cosa del segretario nazionale eletto con le primarie. Io non sono d'accordo, ma con il tempo li porterò sulle mie posizioni, facendo un discorso di contenuto». Del resto, lo stesso D'Alema, due settimane fa, pur attaccando duramente Franceschini aveva aggiunto: «Se si fosse presentato lanciando un appello unitario... La sua è stata una falsa partenza, spero che si corregga».

Insomma, sono in molti a lavorare perché dopo le assise, chiunque vinca, si lavori per ricomporre le divisioni. E di sicuro Franceschini oggi non è tornato sulla contrapposizione vecchio-nuovo e ha anzi invitato tutti a non vivere il congresso come una resa dei conti. «Dobbiamo fare il partito, e il congresso sarà l'occasione per fargli fare un grande passo avanti. Per questo non dobbiamo temerlo o viverlo come una lacerazione, o addirittura come l'anticamera di una scissione. Qualsiasi cosa accada noi resteremo insieme».