27 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Riforme ed enti locali

Arriva Codice Autonomie:meno Province e meno Consiglieri

Addio Comunità montane, enti bonifica, difensori civici

ROMA - Meno Province, soppressione delle Circoscrizioni nelle città con meno di 250mila abitanti, soppressione delle comunità montane e isolane, degli enti di bonifica e dei difensori civici. Ma anche meno consiglieri negli enti locali, e massimo 10 assessori per i Comuni più grandi e 8 assessori per le Province più popolose. Sono i punti salienti del Codice delle Autonomie che il Governo ha approvato oggi, in via preliminare, nel Consiglio dei Ministri.

Il Codice delle Autonomie è uno dei tasselli mancanti per la riforma federalista: individua infatti funzioni e competenze dei diversi livelli di governo. Ma con l'occasione, il Governo intende intervenire anche per «razionalizzare le modalità di esercizio» delle autonomie locali, «favorirne l'efficienza e l'efficacia e ridurne i costi». Ecco allora che il ddl, preparato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e da quello della Semplificazione Roberto Calderoli, «modifica la composizione dei consigli e delle giunte degli enti locali, prevedendo una significativa riduzione del numero di consiglieri ed assessori» e stabilisce le modalità per sopprimere le «province inutili». Un'operazione che per Calderoli può portare risparmi per «diversi miliardi».

CONSIGLI E GIUNTE: I consigli comunali potranno contare al massimo 40 membri nei comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti, fino a scendere a un minimo di 6 membri nei comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti. I consigli provinciali potranno invece avere un massimo di 30 membri nelle province con popolazione residente superiore a 1.400.000 abitanti, per scendere gradualmente fino a un minimo di 12 membri nelle province con meno di 300mila abitanti. Quanto alle Giunte, sia quelle comunali che quelle provinciali, in attesa dell'adozione delle norme statutarie previste dal Testo unico, anch'esse hanno limitazione severe nella composizione. Le giunte comunali potranno essere composte da un massimo di due assessori per i Comuni tra 1.001 e 3.000 abitanti, fino ad un massimo di 10 assessori nei Comuni con più di 500mila abitanti. Le giunte provinciali potranno essere composte da un massimo di tre assessori per le Province con meno di 300mila abitanti, fino ad un massimo di 8 assessori per quelle con più di 1.400.000 abitanti. Tutte le disposizioni sono efficaci alla scadenza dei mandati in carica alla data di entrata in vigore della legge.

RAZIONALIZZAZIONE PROVINCE: Viene regolata dall'articolo 14 del ddl. Viene delegato il Governo (in particolare i tre ministri leghisti Bossi, Maroni e Calderoli, insieme a Renato Brunetta e Raffaele Fitto) a disporre «entro 24 mesi» dall'ok alla legge, la soppressione di singole province in base «all'entità della popolazione di riferimento, all'estensione del territorio e al rapporto tra popolazione ed estensione. L'articolo 15 prevede poi la delega al Governo al «riordino e razionalizzazione» degli Uffici periferici dello Stato, ad esclusione di quelle facenti capo ai ministeri di Esteri, Giustizia e Difesa. Il primo criterio di cui tenere conto sarà «il contenimento della spesa pubblica».

ENTI INTERMEDI: La bozza prevede che a decorrere da un anno dall'entrata in vigore della legge siano soppresse le comunità montane e isolane, i Consorzi tra enti locali, compresi i bacini imbriferi montani, i difensori civici ad eccezione di quelli provinciali, e razionalizzati i consorzi di bonifica. Salvi invece gli enti parco regionali, che in una prima bozza venivano anch'essi soppressi. Soppressione anche per le circoscrizioni comunali, ossia gli organismi di governo dei quartieri previste per i centri con più di 100 mila abitanti, anche se capoluoghi di Regione: resteranno solo nei comuni nei comuni con più di 250mila abitanti. Non solo: le Regioni avranno nove mesi di tempo per sopprimere ed accorpare «strutture, enti intermedi, agenzie od organismi comunque denominati titolari di funzioni in tutto o in parte coincidenti con le funzioni allocate a Comuni e Province». La soppressione, secondo la stima del ministro Calderoli, riguarderà «oltre 30mila enti intermedi».