26 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Partito Democratico

Bersani presenta sue «idee» e smonta il partito di Veltroni

«L'innovazione? Se facciamo sul serio ho da dire delle cose»

ROMA - Ha presentato le sue «Idee per l'Italia», ha riempito il teatro 'Ambra Jovinelli' per ufficializzare il via alla sua campagna congressuale e, illustrando la sua piattaforma, ha di fatto smontato pezzo per pezzo il Pd veltroniano. Pierluigi Bersani ha in un certo senso seguito lo stile scelto da Veltroni due anni fa, al Lingotto, pronunciando un intervento lungo che sembrava quasi una piattaforma da candidato premier (riforme, liberalizzazioni, mercato del lavoro, immigrazione, ricette per uscire dalla crisi) ma quando ha parlato del Pd il ne è uscito un ritratto che è il negativo di quello dell'ex sindaco di Roma.

In sala ci sono tutti i 'grandi elettori', a cominciare da Massimo D'Alema, Enrico Letta, Rosy Bindi. E ci sono anche i prodiani Ricky Levi e Giulio Santagata, c'è Matteo Colaninno e l'ex veltroniano Maurizio Martina.

SOVRANITA' AGLI ISCRITTI - Davanti ad una platea piena (molti sono rimasti fuori davanti ad un maxischermo) Bersani chiede di dare «sovranità agli iscritti»; dice che vanno bene le primarie ma «di coalizione», peraltro per scegliere i «candidati alle cariche monocratiche», ovvero sindaci, presidenti di provincia e regione, il candidato premier. Non cita l'elezione del segretario del Pd con le primarie, «elemento costituente» del Pd veltroniano. A chi gli chiede lumi su questo, si limita a rispondere: «Deciderà il congresso». In ogni caso, sottolinea, serve «distinzione» tra il ruolo di segretario del partito e il ruolo di candidato premier: «Non può esserci un automatismo», avverte. Al contrario di quanto prevede lo statuto attuale.

ALLEANZE - E ancora, Bersani chiede di ricostruire alleanze, «perché da soli non si può fare nulla»; dice basta con la contrapposizione «vecchio-nuovo», perché «altrimenti gli elettori ci volteranno le spalle». Peraltro, sottolinea, «vogliono attribuirmi un profilo 'grigio'. Ma io, negli incarichi che ho avuto, ho sempre cambiato le cose, non ho mai lasciato le cose come erano». E comunque, «se si vuole parlare di innovazione 'a chiacchiere', non mi interessa. Se si vuole parlare di innovazione 'a fatti', allora penso di avere qualcosa da dire».

Un'esaltazione del partito «radicato», la promessa di far affluire direttamente ai circoli i rimborsi elettorali (ovazione), la gratificazione dell'orgoglio di partito che viene ripetutamente applaudita dalla platea: «Le Feste sono una parte costitutiva», seguono urla 'bravo!»; e poi, «Non possiamo spendere tutti i soldi in comunicazione», altro applauso scrosciante. Bersani dice di non voler fare un congresso «contro», non cita mai né Franceschini, né altri, ma più volte sembra replicare al segretario e a Debora Serracchiani: «Ho in mente un partito in cui c'è rispetto per la generazione precedente»; «Evitiamo una discussione confusa e tutta mediatica sul nuovo e sul vecchio su chi è democratico doc».

CONTENUTI - L'ex ministro spende buona parte del suo intervento sui «contenuti», chiede di parlare di «salario minimo», assicura che imprenditori e professionisti non dovranno vedere il Pd come un avversario, torna a battere sulle liberalizzazioni («Che sono il contrario del liberismo«), lancia stoccate a Silvio Berlusconi che con i suoi «stereotipi insulta la dignità della condizione femminile». Bersani parla anche di riforme, contrappone un modello «parlamentare rafforzato e razionalizzato» alla «ibridazione di parlamentarismo e presidenzialismo» realizzata da Berlusconi. Tema delicato, questo, per Bersani, dal momento che le due grandi aree che lo sostengono, dalemiani e prodiani, hanno visioni diverse al riguardo: l'ex ministro avverte che il sistema bipolare è ormai un dato da cui non si può tornare indietro e precisa che bisogna «evitare il ritorno al proporzionale puro, perché gli elettori vogliono avere il quadro delle alleanze».

Il resto sono strette di mano, un po' di gigioneria nel citare Vasco Rossi («Come dice Vasco, siamo solo noi che possiamo fare certe cose...«), la canzone del 'Blasco' 'Un senso' come colonna sonora e, alla fine, il relax: «Ora vado a farmi una birra».