15 ottobre 2025
Aggiornato 00:00
CAMORRA

Boss Casalesi accusati di minacce a Saviano e Capacchione

Lessero lettera in aula contro i due giornalisti

NAPOLI - Diffamazione e minacce aggravate dal metodo mafioso. E' questa, spiega ad Apcom Rosaria Capacchione, la giornalista del Mattino che a causa delle sue inchieste giudiziarie ha subito intimidazioni dall'organizzazione camorristica, l'accusa contestata ai boss del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, e all'avvocato Michele Santonastaso.

Quest'ultimo, in un'udienza del marzo 2008 aveva letto una lunghissima lettera di 60 pagine per conto degli altri due, chiedendo di spostare il processo Spartacus in altro distretto giudiziario. In quella lettera i due boss definivano lo scrittore Roberto Saviano un «prezzolato pseudogiornalista» e accusavano Rosaria Capacchione di aver scritto «alcuni articoli di cronaca che non hanno alcuna spiegazione se non quella di creare un condizionamento nella libertà di determinazione nei giudici del processo».

Ma per Bidognetti, Iovine e Santonastaso, sono scattati anche altri capi di imputazione, per le accuse lanciate nei confronti dell'ex pm Raffaele Cantone e del procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero de Raho, che secondo loro avrebbero architettato una «trama» ai loro danni.