12 ottobre 2025
Aggiornato 16:30

Intercettazioni: Governo incassa fiducia, protestano toghe e stampa

Anm: «Muore la giustizia penale». Opposizioni scrivono a Napolitano

ROMA - Il governo incassa la fiducia alla Camera sul ddl intercettazioni tra le proteste della magistratura, dei cronisti, degli editori e dell'opposizione che si rivolge - unita - al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esprimendo «preoccupazione e disagio» per il ricorso da parte del governo al voto di fiducia auspicando un intervento del Colle «per restituire pienezza di contenuti democratici al dibattito parlamentare sulle leggi».

Il ddl Alfano, approdato alla Camera il 30 giugno del 2008, ha diviso la maggioranza per quasi un anno: divisioni che hanno visto l'ala ex An del Pdl e la Lega contrari alla riforma della disciplina sulle intercettazioni voluta soprattutto dal premier, divisioni che hanno portato a numerose modifiche del testo originario portato in Csm dal Guardasigilli l'anno scorso.

Nonostante le revisioni, la stretta per pm e cronisti rimane. Per l'Associazione nazionale magistrati la riforma delle intercettazioni unita a quella del processo segnano nei fatti «la morte della giustizia penale in Italia». Le scelte legislative del governo Berlusconi, attacca il sindacato delle toghe, «rappresentano un oggettivo favore ai peggiori delinquenti».

Insorgono anche Fieg e Federazione nazionale stampa italiana sostenendo che il ddl viola «il fondamentale diritto della libertà d'informazione, garantito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo». rivolge un appello al Parlamento e alle forze politiche affinché vengano introdotte nel provvedimento «le correzioni necessarie».

Di modifiche sostanziali in vista, nonostante anche qualcuno nel Pdl come Gaetano Pecorella le auspichi, non sembrano essercene.

Per lo meno non nelle intenzioni del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che ha dato il nome al tanto discusso disegno di legge: si tratta di «un testo fortemente studiato, dentro la coalizione dai partiti che ne fanno parte e dentro il Parlamento». In sostanza, «rappresenta un'ottima base. Certo il Senato dovrà lavorare, ma sono fiducioso che il testo potrà mantenere l'impianto attuale». E alle opposizioni dice che il loro appello a Napolitano è «immotivato perchè il ricorso alla fiducia è uno strumento previsto nel nostro ordinamento, ed ha il doppio valore di un consenso sul provvedimento e sull'operato del Governo». Per il Guardasigilli inoltre è «ipocrita e in malafede chi sostiene che non c'è stato tempo per studiare il testo. E' alla Camera da un anno, e anzi direi che è stato un parto complesso».

L'ultima 'arma' nelle mani delle opposizioni contro il ddl resta la richiesta di effettuare il voto finale sul provvedimento (fissato per domani alle 16) a scrutinio segreto. Una richiesta alla quale la presidenza della Camera sarebbe orientata a dire di sì, visto che nel provvedimento sono contenute norme che riguardano i diritti della persona. Sarebbe un voto al cardiopalma per il governo che già due volte, sul ddl sicurezza, ha dovuto fare i conti con i franchi tiratori. L'accordo di maggioranza stavolta è certamente più blindato di quello che c'era sulle espulsioni degli immigrati (fa parte del «pacchetto Arcore» tra Pdl e Lega ironizzava ieri il centrista Roberto Rao) ma per la maggioranza il brivido della votazione 'al buio' è assicurato.