28 agosto 2025
Aggiornato 09:30
Uno sportello per l’orientamento e la presa in carico delle fragilità

Nasce il punto di accesso semplificato alla rete dei servizi

Una sperimentazione di integrazione socio-sanitaria nelle Zone Jesi e Fabriano che permette di governare efficacemente l’area grigia tra territorio e ospedale, dopo le dimissioni

ANCONA - Uno Sportello aperto ai cittadini in grado di rispondere ai bisogni di servizi dell’utenza fragile dopo le dimissioni dall’ospedale. E’ questo in sostanza l’obiettivo del progetto sperimentale Punto di Accesso Unificato (PUA), approvato oggi dalla giunta regionale su iniziativa dell’assessore regionale alla Salute, Almerino Mezzolani.

L’assessore ha spiegato che si tratta di un percorso di gestione sperimentale dedicato alle fragilità - per ora da attivare nelle zone 5 e 6 di Fabriano e Jesi - con la finalità di governare quell’area grigia, di intersezione tra ospedale e territorio, dove si colloca maggiormente il flusso di utenti fragili a cui va certamente assicurata continuità e tempestività di cure. Un progetto che nasce dall’esigenza distrettuale di sviluppare un accesso semplificato ed efficiente alla rete dei servizi socio-sanitari e che serva ad intercettare i bisogni anche inespressi della popolazione,guidandola ai vari percorsi assistenziali. Sarà importante per la realizzazione di questa formula sperimentale, sia il reclutamento di professionalità esperte in ambito assistenziale sociale e sanitario, sia la collaborazione continua dei medici di Medicina generale.

Attraverso la costruzione di modelli organizzativi di presa in carico, il progetto PUA , come struttura deputata al coordinamento dei vari livelli sanitari e sociali, permetterà anche di evitare ricoveri ospedalieri impropri e di gestire l’orientamento e l’accompagnamento centrati sul paziente.
Infatti – ha aggiunto Mezzolani – vi è anche la necessità di una protezione della dimissione dagli ospedali, bilanciando i diversi livelli di intensità di cura ospedalieri e territoriali nella gestione dei flussi che vanno dalle acuzie, postacuzie, Lungodegenza PA, Hospice, RSA, RP e domicilio, in un’ottica di umanizzazione dei percorsi e di integrazione delle diverse professionalità, secondo il modello marchigiano di Welfare.

La scelta di avviare il percorso PUA – che sarà formalizzata con un accordo- nelle zone di Jesi e Fabriano è stata dettata oltre che dal buon collegamento viario tra le due aree, perché rappresentano due modelli sperimentali ideali per essere una in area montana e l’altra a forte concentrazione di popolazione lungo l’asse viario della Vallesina. Inoltre a Jesi è in fase avanzata il progetto sperimentale «Ospedale Modello» che basa la sua organizzazione sui «processi di cura» e non sulle funzioni specialistiche dei reparti. A Fabriano è già operativo nel Dipartimento medico una struttura di posti letto organizzata in base a tre differenti livelli assistenziali, con una gestione integrata che va dal periodo antecedente alla dimissione, all’inizio delle terapie da adottare a domicilio.