18 aprile 2024
Aggiornato 17:30
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Affondo di Berlusconi su toghe eversive. Anm: Insulti inaccettabili

Qualche fischio da Confersercenti. Premier: «Siete irrilevanti»

ROMA - Un nuovo affondo contro le toghe, ma anche contro 'certa' stampa. Di fronte alla platea di Confesercenti, esattamente come era accaduto una settimana fa davanti a quella di Confindustria, il presidente del Consiglio torna all'attacco. Silvio Berlusconi non cita mai esplicitamente né il caso Mills né quello di Noemi Letizia ma punta il dito contro i «grumi eversivi» che si trovano dentro la magistratura e poi arruola i giornalisti nella categoria di quelli che «nascono con la voglia di far male».

L'Associazione nazionale magistrati, reagisce: sono «inaccettabili» - dice il presidente del sindacato delle toghe, Luca Palamara - gli «insulti» e le «invettive» del presidente del Consiglio, sono parole che «minano la credibilità delle istituzioni e del Paese».

'Avversari' - magistrati e media - che il presidente del Consiglio ha nel mirino da giorni. Ma all'interno dell'Auditorium della Musica, il Cavaliere si ritrova a fronteggiare anche un gruppo di contestatori. Berlusconi raccoglie anche applausi (ma non ovazioni), soprattutto quando definisce «scandaloso» il ritardo dei pagamenti della Pubblica amministrazione. Qualche fischio si leva dalla platea quando ricorda la vicenda Alitalia. Berlusconi lì per lì ci scherza su: «Contestatemi, tanto c'ho voglia».

Ma è proprio quando comincia il suo affondo nei confronti della magistratura che la contestazione si fa più rumorosa, soprattutto quando parla di «grumi eversivi» e di «aggressione delle toghe rosse». Il presidente del Consiglio sfida chi fischia: «La platea - dice - sta seguendo con interesse e con applausi il mio intervento, ci sono 4-5 che fischiano. Siete percentualmente irrilevanti». Poi il primo accenno di attacco alla stampa: «Domani il titolo sui giornali sarà 'Berlusconi contestato alla Confesercenti'. Io ho le spalle larghe, non me ne importa niente di essere contestato, anzi più si contesta più mi confermo nei miei intendimenti».

Il passaggio che Silvio Berlusconi dedica alla giustizia penale è di certo il più accalorato dell'intervento. L'asprezza dei toni è chiara dall'esordio. «Io - è l'incipit - non sono colui che è più autorizzato a parlare di questo, perché se dovessi dire quello che penso io dei grumi eversivi che sono dentro la magistratura ne verrebbe fuori una grande discussione».

Poi il Cavaliere risponde indirettamente all'opposizione che ha presentato una mozione in Parlamento sul caso Mills. «Pensate - dice alla platea - che qualcuno dice a me 'fatti processare', io sono il campione degli imputati». E giù l'elenco delle indagini, delle udienza e delle perquisizioni subite in quindici anni ma anche una difesa della scelta di avvalersi del Lodo Alfano. Una legge, sottolinea, «passata con la firma immediata del presidente della Repubblica» che consente alle quattro più alte di non dover «subire le aggressioni delle toghe rosse» mentre si occupano del Paese, «perché o uno prepara le udienze e fa le riunioni con gli avvocati oppure governa».

Berlusconi ribadisce che non intende «lasciare la politica» sino a quando non sarà riuscito «a dividere l'ordine dei magistrati che giudicano dall'ordine dei magistrati che accusano che noi vogliamo indicare con il nome di avvocati dell'accusa» e che dovranno fare «propri esami», «propri corsi di formazione» e soprattutto sottoporsi a «esami di attitudine psicologica continuativi».

Berlusconi vs toghe, ma anche giornalisti. Il premier ricorda che per suo padre «se uno nasce con la voglia di fare male con il piacere di fare male, ha tre possibilità: fare il delinquente, il pm o il dentista». «Adesso - dichiara - i dentisti hanno trovato le punturine che non fanno sentire più male, ma mi piace il numero tre che è il numero perfetto e allora io dentro adesso ci ho messo i giornalisti. Certi giornalisti per lo meno, come vedete in questi giorni». Tra i 'certi' giornali, ovviamente c'è anche il Finacial Times - che ieri lo ha paragonato a Mussolini - e che per il capo del governo null'altro è se non un «sottotappeto della sinistra all'estero».