Sicurezza, pressing Maroni: Possibile fiducia. Pd-Idv: Ddl disumano
La Russa: «Se non passa mi dimetto». Da giovedì ddl in Aula Camera
Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, è pronto a porre la questione di fiducia sul ddl sicurezza in discussione alla Camera. L'avvertimento alla maggioranza arriva da Varsavia e il titolare del Viminale fa sapere di averne già parlato con il premier Silvio Berlusconi. Secondo Ignazio La Russa «non ci sono rischi» per il ddl che prevede il prolungamento fino a sei mesi dei tempi di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, già bocciato sue volte dal Parlamento, ma Maroni teme il «non c'è due senza tre...».
Fiducia o no, intanto le commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia di Montecitorio hanno iniziato l'esame sprint del testo che potrebbe ottenere il primo sì tra stasera e domani e approdare in Aula giovedì per la discussione generale. I tempi per l'esame in Assemblea, che inizierà la prossima settimana sono contingentati, come stabilito dalla conferenza dei capigruppo di oggi. Ma per Maroni non basta: brucia ancora troppo la ferita della bocciatura recente da parte dell'Aula della Camera a scrutinio segreto della norma sui Cie contenuta nel decreto sicurezza. L'opposizione è agguerrita e non sembra voler rinunciare a chiedere (e da regolamento parlamentare ottenere) il voto segreto sulle norme più contestate del provvedimento: se è stata cancellata quella sui medici-spia criticata apertamente dai 101 'dissidenti' del Pdl guidati da Alessandra Mussolini, restano le ronde e diverse norme sull'impossibilità di registrare all'anagrafe figli nati da clandestini, sull'obbligo del permesso di soggiorno per iscrivere i figli a scuola e sul reato di immigrazione clandestina.
Insomma nonostante le rassicurazioni reciproche tra Pdl e Lega ribadite in una riunione tra i capigruppo di Camera e Senato con il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, tenutasi stamattina, sarebbero comunque troppi i rischi che si nasconderebbero sotto lo scrutinio segreto, meglio 'blindare' un provvedimento - che poi dovrà tornare al Senato - con un'aperta votazione nominale sulla questione di fiducia. «Personalmente mi dimetterei da coordinatore del Pdl se la maggioranza non fosse compatta su questo tema», fa sapere La Russa. Ma basterà?
L'opposizione intanto resta fortemente critica sul testo, in particolare sulle norme riguardanti l'immigrazione tanto che il Pd, in apertura di Commissione questa mattina, ha provato a chiederne lo stralcio. Vano tentativo. Per Donatella Ferranti, capogruppo dei democratici in commissione Giustizia, il ddl «era e resta un testo disumano, un insieme di norme inaccettabili contro i diritti delle persone» mentre il responsabile giustizia del Pd, Lanfranco Tenaglia, insinua: «Se il governo pone la questione di fiducia sul ddl sicurezza lo fa per evitare un nuovo bagno di sangue». Impietoso anche il giudizio dell'Idv: «Questo Ddl sicurezza contiene norme disumane che nulla hanno a che fare con il contrasto all'immigrazione clandestina. Sono norme che infieriscono impietosamente sulle donne e, in particolare, sui bambini. Ci ritroveremo, tra qualche anno, con una generazione di bambini fantasma...», osserva Antonio Borghesi. Piovono critiche anche sulla norma che disciplina le ronde: per Antonio Di Pietro hanno «più il sapore del far west e di una giustizia fatta da sè che rovina il lavoro dei magistrati e delle forze dell'ordine». Per il segretario Udc, Lorenzo Cesa, reintrodurre le ronde è «un cedere alla Lega» e rappresenta «un messaggio devastante, perché è come dire ai cittadini: 'arrangiatevi'. E' pura e semplice demagogia».