19 aprile 2024
Aggiornato 00:30

Rifiuti: nel Lazio «effetto Napoli», a giorni sospeso smaltimento

Decine di Comuni morosi con aziende, Roma con 125 mln

ROMA - Migliaia di tonnellate di rifiuti in strada a marcire, con le discariche chiuse e i cassonetti sommersi dai sacchi della spazzatura. Un 'effetto Napoli' che potrebbe colpire il Lazio dalla prossima settimana: lo smaltimento dei rifiuti in decine di Comuni della regione, tra i quali Roma, potrebbe essere infatti sospeso dal primo aprile, a seguito della decisione delle imprese di smaltimento in discarica e trattamento dei rifiuti solidi urbani di bloccare il servizio negli enti locali morosi.

Il debito complessivo di questi, e delle loro aziende di riferimento, nei confronti delle aziende supera infatti ormai i 200 milioni di euro e per il direttore generale della Federlazio Giovanni Quintieri «diventa impossibile per i gestori delle discariche poter sopportare le conseguenze di una carenza di liquidità tanto grande». La vertenza va avanti da mesi: lo scorso 16 marzo la Federlazio aveva inviato una lettera alla Regione Lazio, ai presidenti delle Province, ai prefetti, all'Anci e a tutti i Comuni interessati alla vicenda, in cui si comunicava che «la vicenda che dagli inizi dello scorso dicembre ha messo di fronte la Regione e le imprese che gestiscono le discariche e gli impianti di trattamento Rsu, per i ritardati pagamenti da parte dei Comuni utenti in una serie di incontri, nella sostanza mai risolutivi, è arrivata all'epilogo».

I Comuni che al momento hanno il maggior debito nei confronti della aziende di smaltimento e trattamento sono Roma-Ama Spa (oltre 124 milioni di euro), Pomezia (9.283.267 euro), Nettuno (8.623.896 euro), Mentana e Fonte Nuova (5.752.550 euro), Palombara Sabina e Monterotondo (5.484.680 euro), Latina (4.732.000 euro), Tivoli (3.281.729 euro), ASP Ariccia (2.248.091 euro), ASP Ciampino (1.365.012 euro), Rocca di Papa (1.000.329 euro), Castelgandolfo (953.972 euro), Castel Madama (451.983 euro), Cittaducale (Viterbo, 278.906 euro), Subiaco (439.231 euro).

I tentativi messi in atto dai pur solerti funzionari della Regione - ha dichiarato ancora Quintieri - per trovare una via di uscita a una situazione non più sostenibile, non hanno purtroppo sortito risultati tangibili». Per questi motivi le imprese associate alla Federlazio hanno deciso all'unanimità che non esistono le condizioni per la prosecuzione della trattativa in atto con la Regione: il servizio, conclude la Federlazio, «sarà contestualmente ripristinato a pagamento o regolamento avvenuto».