20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Maroni: «Un approccio federalista al tema della sicurezza, che valorizza i territori»

Firmato il Protocollo sicurezza nel Veneto

Siglato a Venezia tra il ministero dell'Interno e la regione, prevede la sperimentazione del numero unico 112 e i corsi di formazione per i volontari per la sicurezza

VENEZIA - «La Regione Veneto ed il Ministero dell'Interno hanno pari dignità e pari responsabilità nella gestione e nell'attuazione dei piani per la sicurezza. Questa è una novità assolutamente importante ed è un approccio federalista al tema della sicurezza, che valorizza i territori».

Le parole del ministro dell'Interno Maroni, pronunciate oggi a Venezia durante la conferenza stampa per la presentazione del secondo Protocollo d'intesa per la sicurezza urbana e territoriale nella Regione del Veneto, sottoscritto poco prima tra il Ministero e la Regione Stato, inquadrano precisamente l'ottica alla base dell'accordo.

'Approccio federalista' alla sicurezza, tradotto nella pratica, significa assegnare responsabilità anche agli Enti locali e alla Regione. Sicurezza partecipata tra i diversi livelli di Governo, insomma, la strada maestra, secondo il responsabile del Viminale, per rafforzare il controllo del territorio.

I contenuti del protocollo
Il protocollo, di durata triennale, si pone in continuità con il primo stipulato nel 2002 e individua quattro aree di intervento: formazione e aggiornamento professionale congiunto, raccordo tra i sistemi informativi delle Forze di Polizia dello Stato e dei Corpi di polizia locale; interconnessione tra le sale operative delle Forze di Polizia di Stato e locali; revisione del piano per la dislocazione dei presidi sul territorio.

Tra le misure che preannunciano importanti 'ricadute' anche a livello nazionale, ve ne sono due che vedono il Veneto come regione 'pilota': la sperimentazione del numero unico d'emergenza 112 e, strettamente legato al tema della sicurezza partecipata, l'avvio dei corsi di formazione per i volontari per la sicurezza del territorio.

Sotto il primo aspetto, il protocollo prevede la creazione nell'arco di tre anni di una sala operativa unica in ogni provincia del Veneto, che he riceverà le chiamate al 112 e le smisterà a Polizia, Carabinieri, e Vigili del fuoco, sperimentando un modello che, ha commentato Maroni, «se funziona qui, funzionerà in tutte le regioni d'Italia».

Per quanto riguarda le associazioni volontarie introdotte dal decreto legge n.11 del 23 febbraio scorso (Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale), di cui possono avvalersi i sindaci nel controllo del territorio, Maroni ha sottolineato il ruolo fondamentale dei Comuni nell'avvalersi di queste iniziative.

«In caso positivo - ha ricordato il ministro annunciando per aprile il regolamento attuativo del decreto - possono rivolgersi alle associazioni iscritte al registro della Prefettura per trovare i cittadini che possiedono determinati requisiti, che hanno seguito dei corsi di formazione e non sono dei 'Rambo' improvvisati». Proprio sull'obbligo della formazione per gli aspiranti volontari ha insistito Maroni, precisando che i «corsi di formazione saranno effettuati in collaborazione con polizia e carabinieri». Chi vorrà partecipare, ha continuato il ministro, «sarà sotto il controllo della polizia per evitare abusi o incidenti. Iniziamo dalla Regione Veneto ma potranno aderire tutte le Regioni interessate».