Frosinone, sgominata banda del gasolio agricolo: 3 arresti
Scoperto un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro. I militari hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere
ROMA - Riciclaggio, truffa e ricettazione. Queste le accuse mosse a tre italiani arrestati alle prime luci dell'alba dai carabinieri della compagnia di Pontecorvo, in provincia di Frosinone. Si tratta della cosiddetta 'banda del gasolio agricolo' che acquistava migliaia di litri di carburante pagandolo poi con assegni rubati. Scoperto un giro d'affari di centinaia di migliaia di euro. I militari hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e decine di perquisizioni in diversi comuni, disarticolando così l'organizzazione criminale.
A finire in carcere, Morgan Di Veglia e Marco Centofante, 30enni di Pontecorvo, mentre a Luigi Moretti, 60 enne di Esperia è stata concessa la detenzione domiciliare in quanto incensurato. Perquisite abitazioni, masserie e uffici di decine di altri indagati, tutti residenti nel pontecorvese, la cui posizione è ora al vaglio degli inquirenti.
L'indagine, nata negli ultimi mesi dello scorso anno, è partita dalle segnalazioni e dalle denunce sull'attività apparentemente truffaldina di un imprenditore agricolo pontecorvese, successivamente risultato assolutamente estraneo alla vicenda. La tecnica messa a punto dalla banda per acquistare migliaia di litri di gasolio agricolo e pagare poi con assegni rubati era collaudata: dapprima venivano contattati gli imprenditori petroliferi, ai quali gli indagati si presentavano con il nome dell'imprenditore e mostrando un falso certificato Uma, il documento che autorizza alla fornitura di gasolio agricolo a prezzo privilegiato.
La consegna del carburante era solitamente preceduta da una telefonata con cui il falso imprenditore avvertiva il fornitore che, a causa di impegni, avrebbe fatto trovare all'appuntamento il proprio figlio, che avrebbe pagato. Il pagamento, in effetti avveniva, ma con assegni regolarmente rubati, previo appuntamento alla periferia della città e consegna in cisterne mobili posizionate appositamente in improbabili masserie. I carabinieri, grazie soprattutto alle testimonianze delle parti offese e ai pedinamenti, sono riusciti a collegare tra loro i singoli episodi e a identificare i responsabili, tra i quali quelli raggiunti dall'ordine di arresto.
Un giro d'affari stimato di centinaia di migliaia di euro, ma i carabinieri contano sul fatto che altri imprenditori truffati possano ora sporgere denuncia. In queste ore, gli investigatori stanno analizzando la documentazione sequestrata sia alle persone arrestate che agli altri indagati nel corso delle perquisizioni. Materiale definito «molto interessante» e che potrebbe portare già nei prossimi giorni ad ulteriori sviluppi.