27 aprile 2024
Aggiornato 06:30

Anziani, case di cura e ospizi fatiscenti, una piaga nazionale

Solo negli ultimi due mesi, dall'inizio dell'anno, i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (Nas) dei Carabinieri hanno chiuso e sequestrato 8 strutture in tutta Italia

ROMA - Alloggiati in strutture fatiscenti e precarie, senza personale specializzato, con un'assistenza spesso non all'altezza delle loro patologie, a volte persino senza farmaci. È sempre troppo alto, in Italia, il numero degli anziani abbandonati a se stessi in ospizi, presidi residenziali socio-assistenziali, Residenza sanitaria assistenziale (Rsa), case di riposo che quasi nulla hanno a che fare con la cura e la sollecitudine di cui chi è più avanti nell'età ha bisogno.

Solo negli ultimi due mesi, dall'inizio dell'anno, i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (Nas) dei Carabinieri hanno chiuso e sequestrato 8 strutture in tutta Italia (una a settimana), per illeciti che vanno dall'assenza di personale infermieristico qualificato alla mancanza delle autorizzazioni per l'esercizio dell'attività, dal riscontro di gravi carenze igienico sanitarie e strutturali alla presenza di anziani con patologie non compatibili con il livello di assistenza prestato, per finire con irregolarità in tema di sicurezza negli ambienti di lavoro. Ventidue persone sono state segnalate alle autorità giudiziarie ed amministrative ed oltre 260 anziani sono stati trasferiti in strutture che ne potessero garantire un'assistenza idonea.

Nel 2008 sono state invece 30 le case di riposo per anziani chiuse per motivi di salute pubblica o sequestrate dai Nas: su un totale di 1.481 ispezioni i militari hanno rilevato 464 infrazioni penali e circa 480 amministrative, arrestando 2 persone e denunciandone in totale 508. Circa 18 milioni di euro il valore delle strutture sigillate o chiuse, 490 i kg di campioni di alimenti o medicinali sequestrati per un valore di 13.490 euro. Il picco delle ispezioni, di conseguenza anche degli illeciti, si riscontra ogni anno durante l'estate, tra luglio ed agosto, quando i carabinieri intensificano i controlli presso case di riposo ed ospizi, dove in quel periodo spesso vengono tristemente 'parcheggiati' gli anziani non autosufficenti.

«Non è possibile stilare una cartina geografica degli illeciti, anche perchè non vogliamo fare una classifica dei buoni e dei cattivi», spiega il tenente dei Nas Dario Praturlon: «Anche se ci sono realtà territoriali con più problemi, dovuti a maggiore criminalità e povertà, come al sud, ce ne sono altre dove le case di riposo sono molto numerose nelle quali può aumentare la percentuale di reati». Per l'Istat (dati 2005) i presidi residenziali per anziani si trovano soprattutto in Emilia Romagna (circa 300), Veneto (240) e Piemonte (220); in fondo alla classifica Calabria, Sardegna e Basilicata (tutte meno di 20). Secondo l'Auser, onlus di volontariato dedicata agli anziani, in Italia circa il 97% degli anziani vive in un alloggio autonomo: quelli 'istituzionalizzati' in case albergo, case di riposo, residenze protette, rappresentano il restante 3% e, di questi, il 70% è costituito da donne.

Un servizio che spesso si trasforma in un business dell'illecito, visto che il singolo ricovero costa mediamente tra i 1.000 ed i 1.500 euro al mese. Il Filo d'Argento dell'Auser (un servizio di telefonia sociale con tanto di numero verde dedicato agli anziani) nel 2007 ha registrato oltre 500 telefonate relative a segnalazioni di «violenza agli anziani', tra raggiri, truffe, violenze in ambito domestico o all'esterno. «I maltrattamenti nelle case di riposo purtroppo non ci sorprendono, da tempo avevamo chiesto un controllo su queste strutture, spesso private e nelle quali non ci permettono di entrare come associazioni di volontariato», riferisce il presidente della onlus Michele Mangano.

«Abbiamo chiesto spesso di entrare per fornire compagnia agli anziani ed avere anche un quadro della situazione, ma quasi mai ci è stato permesso. Non vogliamo criminalizzare le case di riposo per anziani, ma è necessaria maggiore trasparenza e visibilità: le associazioni organizzate di case di riposo - propone Mangano - devono fare protocolli di trasparenza con le associazioni di volontariato, per dare compagnia agli anziani e rendere più trasparenti i servizi prestati. A noi arrivano diverse denunce, purtroppo molti anziani non hanno nessun parente che possa andare a controllare come vengono ospitati».