19 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Sanità e Federalismo

Federalismo sanitario riforma non più rinviabile del ssn

Lo ha detto l’Assessore regionale alla Sanità del Veneto, Sandro Sandri, intervenendo ad un incontro pubblico sui temi della sanità tenutosi nel veronese

VERONA - «Il Servizo Sanitario Nazionale, ad oltre 30 anni dalla sua nascita, proprio in questi mesi è prossimo ad una nuova riforma epocale: quella che verrà introdotta con il federalismo fiscale e con il conseguente ‘federalismo sanitario’. Un cambiamento necessario, non più rinviabile, foriero di una nuova stagione di sanità, più attenta ai territori e più premiante per le Regioni virtuose, che sanno coniugare qualità assistenziale e rigore gestionale».

Lo ha detto l’Assessore regionale alla Sanità del Veneto, Sandro Sandri, intervenendo ad un incontro pubblico sui temi della sanità tenutosi nel veronese. «Il SSN – ha aggiunto Sandri – in questi decenni ha sicuramente cambiato in meglio l’assistenza sanitaria degli italiani, ma ora il perpetuarsi di costosità inaccettabili in varie zone del Paese e la leggerezza posta da molte Regioni nella gestione della salute, rischia di far saltare il sistema. La via per evitarlo – ha aggiunto Sandri – è proprio il federalismo sanitario, che comporterà una maggiore responsabilizzazione dei centri periferici di spesa; la diffusione delle cosiddette ‘best practices’; l’introduzione, che mi auguro possa avvenire già nel prossimo Patto per la Salute tra Governo e Regioni, del criterio dei costi standard in sostituzione di quello della spesa storica, che ha comportato di fatto pesanti sperequazioni a favore delle Regioni ‘sprecone’.

Sandri ha citato come esempio quello della spesa per il personale: «Mentre le solite 4 Regioni virtuose (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana) hanno portato avanti un difficile ed impopolare lavoro sin dall’entrata in vigore del Patto di Stabilità l’1 gennaio 2006 – ha detto – in altre parti d’Italia la sanità è stata considerata una sorta di ammortizzatore sociale. Si è continuato a spendere e spandere, con il risultato che oggi alcune Regioni sforano senza problemi il Patto ed hanno personale in esubero, ed altre, come il Veneto, si trovano ad avere un deficit che abbiamo calcolato essere di circa 1.000 medici e 2.000 infermieri». Sandri, annunciando di avere scritto in merito una lettera al Ministro Brunetta per chiedere maggiore elasticità nella gestione dei fondi sanitari regionali per investire il necessario sul personale pur senza sforare il Patto di Stabilità, ha poi sottolineato che «questa è una delle tante storture che il federalismo sanitario potrà correggere».

L’Assessore ha anche annunciato che «tanto per fare i fatti e non solo le parole, nel Veneto il criterio dei costi standard inizierà ad essere introdotto già nel riparto del Fondo Sanitario Regionale 2009». Secondo l’assessore del Veneto, «la riforma in senso federalista anche in sanità potrà portare molti benefici diretti proprio agli utenti: è ad esempio un dato acclarato – ha detto Sandri – che, dove i livelli di spesa sono più elevati, corrisponde un basso livello qualitativo dei servizi; ancora oggi il 75% degli ospedali italiani sono ‘generalisti’ e quindi poco economici e inadatti a fornire alla gente servizi di alta qualità e specializzazione; il 35% degli ospedali, inoltre, ha meno di 100 posti letto, una dimensione troppo piccola per rispondere sia a criteri di economicità che di efficienza». «Dati preoccupanti – ha concluso Sandri - e tali da rendere la svolta federalista una vera e propria necessità».