5 maggio 2024
Aggiornato 21:00
I vantaggi del Federalismo fiscale

Federalismo: un’opportunità per l’Italia, il Veneto e Venezia

Albonetti, Unioncamere: «Col federalismo gli effetti della Legge speciale diventerebbero stabili»

VENEZIA – Il federalismo una risorsa per l’Italia, per il Veneto, ma anche per Venezia. Un quadro sui vantaggi che comporterebbe la riforma federalista è stato presentato presso Unioncamere del Veneto nel corso del dibattito «Federalismo: quali opportunità per l’Italia, il Veneto e Venezia?», organizzato dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Venezia. All’incontro, moderato da Ario Gervasutti inviato de «Il Gazzettino», hanno partecipato politici, rappresentanti del sistema camerale e delle categorie.

«I vantaggi che l’introduzione del federalismo fiscale apporterebbe nella nostra provincia sarebbero importanti , e non solo limitatamente alla sfera economica – sottolinea Massimo Albonetti, presidente della Camera di Commercio di Venezia e vicepresidente vicario Unioncamere del Veneto –. D’altra parte, non scopriamo certo oggi che Venezia, come tutto il Veneto, fornisce un contributo in termini di tasse e di imposte decisamente rilevante e di gran lunga superiore rispetto a quanto poi riceve dallo Stato. Penso solo agli effetti prodotti dalla Legge Speciale su Venezia, che in questo modo potrebbero finalmente diventare stabili».

«Il federalismo contrattuale non significa impedire la tutela del lavoro – spiega Antonio Vegna, presidente Consulenti del lavoro di Venezia –. Al contrario può essere foriero di un rafforzamento del controllo sociale sulle risorse a livello locale e di un aumento delle retribuzioni, agganciandole maggiormente ai livelli di produttività che si sviluppano nei territori e nelle aziende. Questo risultato si può raggiungere aumentando il valore della contrattazione di secondo livello e mantenendo la contrattazione centrale come base comune e recupero dell’inflazione».

IL FEDERALISMO IN CIFRE:
Il Veneto registra un residuo fiscale di 15.596 milioni di euro, 3.267 euro per abitante, terzo in Italia per avanzo procapite dopo Lombardia ed Emilia Romagna. Sono sempre le stesse regioni a contribuire alla perequazione territoriale, ma l’attuale imposizione non ha portato uno sviluppo economico del Mezzogiorno. Il divario del procapite fra Centro-Nord e Mezzogiorno si è ampliato.

Il Veneto è l’unica regione a confinare con due regioni a statuto speciale. L’elevato residuo fiscale veneto contrasta con Trentino Alto Adige (-931 euro) e Friuli Venezia Giulia (-1.144 euro). Ciò ha comportato un tentativo di fuga: tra il 2005 e il 2008, 20 comuni veneti hanno tenuto un referendum per passare in Friuli o Trentino, in 16 casi con esito positivo. Lo squilibrio finanziario fra regioni lede la competitività di quelle più dinamiche. Lampante il confronto con regioni europee federaliste come Spagna e Germania. Il residuo fiscale di Veneto, Lombardia e Emilia Romagna incide sul Pil regionale di oltre il 10%, per la Catalogna è dell’8,1% e per le regioni del Bayern e del Baden Wuttemberg è inferiore al 4,5%.

«Strano, più si parla di federalismo più si propone di chiudere Provincie e Comunità montane; più si parla di federalismo più si lanciano drammatici segnali che la conseguenza è l’aumento della spesa pubblica – evidenzia Gian Angelo Bellati, direttore Unioncamere Veneto –. Sul primo punto la stranezza sta nel fatto che nei Paesi federali sono i ministeri e le spese centrali che sono stati ridotti. In Germania a livello centrale c’è l’11% della forza lavoro pubblica, da noi il 56%; sul secondo punto nessuno dice che imitando il sistema federale tedesco e/o spagnolo potremmo risparmiare fino a 56 miliardi l’anno. Pochi segnalano che Veneto, Lombardia ed Emilia, che contribuiscono circa al 90% fondo perequativo e della solidarietà nazionali, dispongono di soli 49 dipendenti pubblici ogni 100mila abitanti, in Baviera sono 55 e in alcune regioni italiane più di 200. Non sarebbe ora di ridurre dove si spende troppo e premiare i più virtuosi?».

La spesa pubblica in Italia supera il 50% del Pil, le spese per il personale influiscono per il 25% nelle uscite del bilancio e a prevalere è la spesa corrente (44,5% del Pil), mentre sono ridotti gli investimenti (6%). Gli interessi sul debito sono il 4,5% del Pil, 2-3 punti in più rispetto ai principali Paesi europei. Lo Stato centrale assorbe il 24% della spesa pubblica e per gestire queste risorse ha il 56% del personale; la spesa di competenza degli Enti periferici è il 36-37% della spesa pubblica col 42% del personale. L’Italia risulta più centralizzata della media dei principali Paesi UE. Ogni 100mila abitanti, il personale pubblico varia sensibilmente da regione a regione: 60 in Veneto, 38 in Lombardia, 62 in Emilia Romagna, ma addirittura 276 in Molise, 197 in Basilicata.

«E’ singolare quello che sta avvenendo sul federalismo fiscale: potenzialmente avrebbe potuto costituire il punto di maggior discordia della legislatura, invece proprio su questo disegno di legge si sta verificando quello che da molto tempo non accedeva più nella scena politica italiana – l’analisi di Luca Antonini, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Padova –. Sul federalismo fiscale, una delle riforme più significative e urgenti del nostro sistema istituzionale, si è infatti raggiunto un importante accordo tra maggioranza e opposizione. Le commissioni riunite del Senato (Bilancio, Finanze e Affari costituzionali) proprio ieri hanno dato il via libera al disegno di legge».

«In questa riforma ci sono due articoli, il 5 e il 6, che fortunatamente non sono stati modificati – spiega Franco Manzato, vicepresidente Regione del Veneto –. In pratica viene consegnata parte della potestà fiscale anche alle Regioni e si introduce la potenzialità verso l’autonomia finanziaria. Con la fine dei trasferimenti statali, viene ad affermarsi il principio di responsabilità di spesa delle Regioni per assicurare anche la competitività delle imprese».

Al dibattito hanno partecipato anche Maurizio Baratello, consigliere comunale Venezia PD, delegato del Sindaco di Venezia per il federalismo, Carlo Alberto Tesserin, vicepresidente Consiglio Regionale del Veneto, Corrado Callegari, amministratore unico Veneto Agricoltura, Danilo De Nardi, direttore Ascom Venezia, Giorgio Minighin, direttore Unione provinciale Artigiani Venezia, e Alberto Mazzonetto, consigliere comunale Lega Nord.