«Il CSM non può rappresentare chi giudica e chi accusa»
Lo dichiara Giuseppe Consolo, vicepresidente della giunta delle autorizzazioni della Camera dei Deputati
«Il monito e la riflessione operata dal capo dello Stato Giorgio Napolitano sul Csm, in occasione della cerimonia dei 50 anni dell'organo di autogoverno dei giudici, non può non riguardare anche la separazione delle carriere tra magistrato inquirente e magistrato giudicante. Da ciò scaturisce come indispensabile conseguenza che il Consiglio Superiore della Magistratura non può o meglio non deve occuparsi di giudici, cioè di magistrati doverosamente terzi, insieme a chi sostiene l'accusa, nel cosiddetto giusto processo».
Lo dichiara Giuseppe Consolo, vicepresidente della giunta delle autorizzazioni della Camera dei Deputati.
«La riformulazione del novembre 1999 dell'art.111 della Costituzione - spiega Consolo - impone questa interpretazione, peraltro già prevista dai costituenti come «imminente» nei lavori preparatori». «Come può un processo definirsi giusto - chiede l'esponente del PDL - e da tenersi davanti ad un giudice terzo, in condizioni di parità, se una delle parti, la pubblica accusa, ha in comune con il giudicante l'organo di autogoverno? Ferma restando l'indipendenza dei magistrati - taglia corto Consolo - ognuno abbia il proprio organo giudicante».