6 giugno 2023
Aggiornato 05:30
L'ex-Br Marina Petrella non sarà estradata dalla Francia

Caso Petrella: per i parenti delle vittime decisione inaccettabile

«Le vittime sono contro la vendetta, ma noi siamo rispettosi della giustizia. C'è stata una condanna e va eseguita. Che penserebbero i francesi in una situazione contraria?»

Scoppiano le polemiche dopo la decisione di Parigi di non estradare l'ex terrorista Marina Petrella. La principale associazione delle vittime del terrorismo ha criticato, in una serie di dichiarazioni alla France Presse, la decisione annunciata dall'avvocato della Petrella, Irene Terrel, mentre i parenti delle vittime l'hanno definita «inaccettabile».

«Le vittime sono contro la vendetta, ma noi siamo rispettosi della giustizia. C'è stata una condanna e va eseguita. Che penserebbero i francesi in una situazione contraria?», ha dichiarato il presidente dell'Aiviter, Roberto della Rocca. Petrella «potrebbe essere curata bene nelle strutture italiane», ha aggiunto. Della Rocca si è detto dispiaciuto che le autorità francesi «non rispettino le convenzioni internazionali», aggiungendo che per quanto se ne sa «la prescrizione per omicidio non esiste». Petrella, 54 anni, era stata arrestata a fine agosto 2007 ad Argenteuil. In preda, secondo i medici, a «gravi turbe depressive e suicide» e sofferente di «denutrizione» è ricoverata in un reparto psichiatrico dell'ospedale Sainte-Anne di Parigi.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha rinunciato per «ragioni umanitarie» all'applicazione del decreto che autorizzava l'estradizione. «L'Italia non ha mai torturato nessuno. Non capisco perchè l'estradizione sia un simile problema. Lo stato di salute di Marina Petrella può di fatto essere seguito dall'Italia. Non deve andare per forza in prigione. La sua estradizione è una decisione giusta», ha affermato da parte sua la figlia del sindacalista Guido Rossa, Sabina, il cui padre è stato ucciso il 24 gennaio 1979 da un commando delle Br a Genova.

«Non fermeremo mai il capitolo del terrorismo con simili decisioni», ha sottolineato. Anche la vedova di Massimo D'Antona, giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse il 20 maggio 1999, ha condannato la decisione di Sarkozy. «Trovo grave che tra due Stati membri dell'Unione europea non ci sia rispetto reciproco. L'Italia è un paese che rispetta i diritti umani e che lotta per l'abolizione della pena di morte nel mondo», ha sottolineato Olga D'Antona, deputata del Pd. «Questa decisione riapre con dolore le ferite» di questa epoca, ha concluso.

Fonte: Apcom