19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
In arrivo 500 militari nel casertano contro la camorra

Castelvolturno, Gabriele: «Mandare 500 insegnanti in più nel casertano»

«Non credo che l’enorme massa di capitali gestiti dalle cosche, che sta alla base delle guerre di camorra, possa essere bloccata solo dalle camionette dell’esercito italiano»

«Non credo che l’enorme massa di capitali gestiti dalle cosche, che sta alla base delle guerre di camorra, possa essere bloccata solo dalle camionette dell’esercito italiano. Sicuramente servirebbe un impiego più efficace di intelligence e forze di polizia. La vera priorità è mandare a Castelvolturno e nel casertano occorrerebbero 500 insegnanti in più. Bisogna stare attenti a non scivolare nella propaganda, spostando l'attenzione solo sull’uso della forza, mentre il piano su cui ci si deve confrontare è quello legato all’istruzione, alle politiche sociali e all’integrazione delle diversità».

L’assessore regionale all’Istruzione della Campania Corrado Gabriele, commenta in questi termini l’invio dei 500 soldati nel Casertano, annunciato poche ora fa dal governo.

«Oggi - dice - in quei territori sono soltanto le scuole a svolgere il necessario ruolo di collante democratico. Per fornire una risposta immediata stiamo strutturando una rete composta da tutti gli istituti casertani, dalle scuole aperte, dai centri provinciali anticamorra, dall’attività delle parrocchie e con il contributo dei preziosi padri comboniani, con l’obiettivo di dar vita a luoghi in cui tutte le diversità trovino piena cittadinanza e possibilità di confronto con i cittadini del posto. Una struttura capace di aderire alle problematiche, che si faccia promotrice di percorsi innovativi.

«Castelvolturno rappresenta una moderna frontiera culturale in cui le identità tendono ormai a ripiegarsi su loro stesse e dove esistono anche fenomeni di razzismo tra le stesse comunità di migranti. Una situazione di enorme complessità, in cui manca completamente un costante dell’accoglienza che sappia interpretare le istanze delle comunità e ricondurle ad un confronto costruttivo. Serve una bonifica culturale e una seria assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni locali e nazionali, che su questo tema sono state completamente carenti», conclude Gabriele.