5 maggio 2024
Aggiornato 11:00
Gentiloni a confronto con Ezio Mauro alla Festa Democratica

«Difendiamo la nostra idea di Democrazia»

Giornali e Politica a confronto alla Festa Democratica di Firenze. Due facce di un mondo

Giornali e politica a confronto alla Festa Democratica di Firenze. Due facce di un mondo. Classe dirigente di un Paese, divisa da ruoli precisi e definiti, ma mossa da un intento comune. Quello di farsi domande, analizzare la società e cercare risposte. Due galassie in contatto tra loro. Un contatto in cui non mancano le frizioni, i punti di criticità. Criticità alle quali fa da contraltare la comune responsabilità che i giornali – i media in generale – e la politica condividono nei confronti dei cittadini. Di politica, di giornalismo, di un’idea di società hanno discusso a Firenze il direttore di «Repubblica» Ezio Mauro e il coordinatore dell’area Comunicazione del PD Paolo Gentiloni, intervistati da Duilio Giammaria.

Punto di partenza, ovviamente, il Partito Democratico. E il momento delicato che sta attraversando. Secondo Gentiloni, in questa fase è essenziale che «tutti noi ci rendiamo conto che il lavoro che abbiamo davanti è ancora grande e che non possiamo sentirci arrivati. Abbiamo costituito un grande partito, il superamento della concezione tradizionale della sinistra in Europa. Ora dobbiamo ripartire con lo slancio dei primi mesi e della campagna elettorale. Non possiamo riprendere l’attività politica dopo le ferie estive as usual, come se fossimo un partito costituito da anni».

Un’opinione condivisa anche dal direttore di «Repubblica», che individua due punti deboli del PD di oggi. «Le divisioni interne devono cessare. Ci sono dirigenti che discutono da vent’anni. Nel frattempo il mondo è cambiato. E poi è assolutamente necessario che il Partito Democratico si sia un’identità culturale definita». In questo senso, secondo Gentiloni il lavoro da fare è duplice. «Da una parte portare avanti la battaglia contro una destra che si sta sempre più contraddistinguendo per il suo putinismo strisciante, inteso come commistione tra interessi economici, uso personale della finanza pubblica, e distorsione della democrazia, difendendo i valori liberali nel modo più forte possibile. Dall’altra parte capire come è cambiato il paesaggio sociale del Paese, lasciarsi alle spalle le sinistra identificata con tasse, regole e appesantimento burocratico».

Secondo Ezio Mauro, ciò che c’è in gioco oggi è la concezione stessa di democrazia. «Da una parte una concezione repubblicana, costituzionale della democrazia. Una concezione che in questo senso accomuna il Partito Democratico, i partiti della sinistra radicale e anche l’Udc. Dall’altra, invece, una concezione nuova della democrazia, che ha alla sua base l’idea che uno dei poteri dello Stato sia più forte degli altri perché legittimato dal voto del popolo. In realtà la nostra Costituzione dice che il potere risiede sempre e comunque nel popolo». Gentiloni conferma: «La critica sempre più forte di questa idea di democrazia deve essere parte della nostra identità culturale. Le battaglie in difesa della democrazia e della libertà devono essere considerate sacrosante e la disponibilità al dialogo su questioni che devono essere considerate normali non deve tradire una posizione docile del PD su questi temi».

Uno dei temi su cui occorre, contemporaneamente, combattere la destra e creare un’identità chiara del PD è quello della sicurezza. «Oggi – dice Gentiloni – viviamo dentro una doppia moderazione che dobbiamo superare. Dobbiamo capire che la sicurezza è una delle esigenze dei cittadini di tutti i paesi occidentali, e non un’invenzione del nemico. Non possiamo sottovalutare il problema» permettendo così alla destra di fare di questo tema un proprio cavallo di battaglia, anche se solo di tipi mediatico e demagogico. «Al tempo stesso, però, dobbiamo dire con chiarezza e senza moderazione che il governo non affronta il tema con efficacia e che siamo contrari a derive autoritarie e a demonizzazioni dei più deboli».

Sarà più facile affrontare ogni singola questione, insiste Mauro, «quando il PD avrà una definizione culturale precisa». Il tema del portato culturale è ricorrente. Per Gentiloni, però, nell’essenza stessa della nascita del PD sta la scommessa di costruire una nuova identità plurale. Quattro i capisaldi: «In primo luogo un’idea di democrazia che consideri inscindibile la difesa della libertà. Poi l’apertura nei confronti del mondo, senza paure, ma considerando invece il mondo stesso come una straordinaria opportunità. Il terzo fondamentale tema è il recupero di una dimensione popolare del partito, che riscopra quali sono le debolezze dei cittadini e che lavori per dare delle risposte su quelle. Infine il difficile obiettivo di trovare una posizione politica comune nei confronti dei temi di biopolitica, nel rapporto tra fede, politica e scienza». Quest’ultima questione è anch’essa essenziale, «perché non possiamo permetterci di risolvere tutto evocando la libertà di coscienza». Il punto di partenza: «Considerare una risorsa il contributo che il mondo cattolico vuole mettere in politica, ma non delegare alla sola coscienza religiosa la carta dei valori del partito, che deve essere quella di un partito laico».

Il dibattito si avvia verso la conclusione. Giammaria chiede a Ezio Mauro: «Se dovessi fare un articolo sul Partito Democratico, come lo apriresti?». «E’ una grande innovazione, è nato per cambiare il Paese. Deve andare avanti». Gentiloni apprezza e conferma. Giornali e politica, obiettivi comuni.

Articolo e foto di Stefano Cagelli