1 maggio 2024
Aggiornato 01:30
“Ritorno al futuro”

Nuova pinza per le biopsie inventata a Forlì

Indagini meno invasive per il paziente, complicanze ridotte, maggiore quantità di tessuto polmonare. Dalla broncoscopia alla pinza Jumbo per le biopsie polmonari, utilizzata dall’Unità Operativa di Pneumologia Interventistica di Forlì, diretta dal Prof. Venerino Poletti

Inventata 110 anni fa da Gustav Killian dell’Università di Heidelberg, per la rimozione dei corpi estranei inalati, la broncoscopia rigida è una metodica importante per lo pneumologo per la diagnosi, la terapia delle patologie endotracheobronchiali e le urgenze respiratorie da ostruzione meccanica delle vie aeree.

Con l’introduzione del broncoscopio flessibile, il broncoscopio rigido veniva utilizzato sempre di meno, anche perché per essere introdotto richiedeva un’anestesia generale.

Questo fino all’applicazione della broncoscopia diagnostica per ottenere il tessuto polmonare senza sottoporre il paziente ad una biopsia polmonare aperta. Un ritorno al futuro...

Il prof.Venerino Poletti, direttore dell’Unità Operativa di Pneumologia Interventistica di Forlì, ha modificato questa tecnica, utilizzando le pinze «Jumbo», pinze flessibili di derivazione gastroenterologica, adattate per l’utilizzo broncoscopico, che presentano dimensioni maggiori per effettuare biopsie polmonari.

La biopsia polmonare broncoscopica definita anche biopsia polmonare transbroncoscopica o transbronchiale (TBLB) è infatti un intervento con scarsa morbilità e mortalità.

 «La pinza Jumbo ottiene prelievi molto più grandi delle pinza utilizzata nella tecnica tradizionale – spiega il dottor Gianluca Casoni,  medico dell’Unita Operativa Pneumologia Interventistica - che prendeva porzioni talora non sufficienti per porre una diagnosi istologica definitiva, soprattutto per le pneumopatie infiltrative diffuse. Sono pinze utilizzabili solo in corso di broncoscopia rigida e presentano numerosi vantaggi sia per il medico che, soprattutto, per il paziente.»

 «Innanzitutto l’utilizzo di questa pinza comporta un aumento della resa diagnostica – prosegue Casoni – perché i campioni che preleva sono molto più grandi, dal 65% della procedura tradizionale al 78% di quella con la pinza jumbo. Inoltre le complicanze di queste tecnica sono significativamente diminuite, dal 1,5-2% di mortalità riferita alla videtoracoscopia, allo 0,02% di questa nuova metodica. Si verifica poi anche una riduzione delle complicanze, grazie ad un maggiore controllo del sanguinamento e  infine una diminuzione dei giorni di ricovero».

La biopsia polmonare transbronchiale (TBLB) eseguita con la «pinza jumbo» è stata oggetto di un articolo originale pubblicato in queste settimane su «Monaldi Archives for chest disease», a cura dell’Unità Operativa di Pneumologia Interventistica dell’Ospedale di Forlì, delle Università di Basilea (Svizzera), Verona e  Parma.