28 agosto 2025
Aggiornato 07:30
Il Senato ha approvato con 161 sì, 120 no e 8 astenuti

Il decreto sicurezza è legge

Militari nelle grandi città e aggravanti per i clandestini

Ergastolo per chi uccide un poliziotto, nessuno sconto di pena a violentatori, pirati della strada e trafficanti di droga, possibilità per i magistrati di rinviare (fino a un massimo di 18 mesi) i processi per reati commessi fino al 2 maggio 2006 per i quali ricorrono le condizioni dell'indulto, ma soprattutto militari nelle grandi città (tremila per un massimo di sei mesi rinnovabili una tantum) e pene aggravate di un terzo per i clandestini che delinquono.

Sono queste le principali norme contenute nel decreto sulla sicurezza convertito in legge in via definitiva ieri dal Senato (161 sì, 120 no e 8 astenuti), che ha accolto le modifiche approvate il 16 luglio alla Camera sulla contestata norma blocca-processi.

Una svolta «storica», secondo il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, che brinda in modo particolare all'inasprimento delle norme contro i clandestini alla faccia, testuale «dell'impotenza della sinistra». Di «facciata» invece parla il capogruppo del Partito Democratico in Commissione Giustizia Felice Casson, mentre per il capogruppo dell'Udc-Svp Giampiero D'Alia è «l'ennesima bugia» e sostiene, in sintonia con Casson che «è solo un provvedimento-manifesto». «Pericolosa» invece l’ha definita l’esponente del Pdci Manuela Palermi, che legge nel pacchetto approvato in via definitiva a Palazzo Madama un incitamento «all'odio e all'intolleranza», addirittura in contrasto con la Carta fondamentale dei diritti dell'Unione Europea. Mentre l'europarlamentare di Rifondazione Comunista Vittorio Agnolotto dichiara: «Ora siamo proprio gli zimbelli d'Europa.

Le opposizioni, compatte sul voto contrario fatta eccezione per l'Udc che sceglie anche questa volta l'astensione, contestano alla maggioranza il provvedimento nel metodo e nella sostanza. Nel metodo, perché il centrodestra è andato avanti con il pacchetto sicurezza e con il Lodo Alfano (promulgato ieri dal Presidente della Repubblica) come se fosse «una macchina schiacciasassi», dicono. Nel merito perché, accusa la presidente dei senatori del Partito Democratico Anna Finocchiaro, «la questione che riguarda l'aggravante della clandestinità è secondo noi incostituzionale in quanto non si capisce dove sarebbe questa particolare pericolosità che nasce esclusivamente dal fatto che non hai il permesso di soggiorno».

L'Italia dei Valori invece, che pure critica aspramente gli interventi in tema di sicurezza voluti dall'esecutivo, a modo suo si smarca. Sceglie di mettere in secondo piano l'aggravante per i clandestini e punta l'indice sulla prevista possibilità per l'imputato di riaprire i termini di patteggiamento anche se il processo è in fase di discussione. «E' l'opposto - accusa Luigi Li Gotti - della sicurezza di cui il paese ha bisogno: nessuno andrà più in galera e nelle nostre città aumenterà la criminalità».

Eppure, fanno notare i fautori del nuovo ordine governativo, il pacchetto sicurezza racchiude anche molte delle norme già sostenute dall'ex Ministro dell'Interno Giuliano Amato, come quella che concede una maggiore attribuzione di poteri a sindaci e prefetti. «L'approvazione del provvedimento - sostiene il vice presidente dei deputati del Pdl e dell'Anci Osvaldo Napoli - è un'altra delle buone notizie che giungono dal governo. Questa lo è più di altre, però, perchè su una questione tanto diffusa nella sensibilità dei cittadini viene riconosciuto un ruolo forte e incisivo ai sindaci, che sono la trincea più avanzata dello Stato nel rapporto con i cittadini».

Adesso, garantita l'immunità al Presidente del Consiglio con il lodo Alfano e rassicurata la pancia del proprio elettorato con la stretta sui clandestini, il governo si appresta ad accogliere l'approvazione definitiva della Camera sulla legge finanziaria triennale voluta dal Ministro Tremonti. Ma se confermerà i preannunciati tagli alla sicurezza i sindacati di polizia confermerano la mobilitazione. Le organizzazioni denunciano infatti la palese contaddittorietà dell'azione governativa: «Contrariamente a quanto dichiarato nella scorsa campagna elettorale - accusano - il fronte della sicurezza non solo non ha beneficiato degli investimenti promessi, ma è stato colpito da drastici tagli».