20 aprile 2024
Aggiornato 14:30
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Fintech, il ruolo (ancora) determinante delle banche italiane

Cresce l’utenza bancaria attiva attraverso i canali digitali, ma la maggiorparte delle banche è ancora di tipo tradizionale e si basa su un unico sportello

Fintech, il ruolo (ancora) determinante delle banche italiane
Fintech, il ruolo (ancora) determinante delle banche italiane Foto: Shutterstock

MILANO - Mentre la proposta di emendamento sul Fintech attende il parere della Commissione Bilancio alla Camera, dalla ricerca dell’Osservatorio Fintech & Digital Finance della School of Management del Politecnico di Milano, emerge un dato allarmante: la maggior parte delle filiali bancarie - in Italia - è ancora di tipo tradizionale e si basa su un unico sportello a cui i clienti si rivolgono per qualsiasi tipo di operazione. Un dato che spacca l’Italia a metà, tra gli utenti che si servono dei servizi digitali (soprattutto Millenials) e chi, invece, continua ad affondare le sue radici nel passato.

Il ruolo (ancora) determinante delle banche
Le banche, infatti, continuano a restare in cima alle preferenze per quanto riguarda la gestione dei risparmi (67%), i finanziamenti (57%) e i pagamenti in mobilità (47%, secondi a pari merito con supermercati e Poste e dietro ai siti di eCommerce, indicati dal 50% del campione). Una minoranza di banche ha però installato chioschi self-service all’interno di alcune filiali (generalmente tra il 10% e il 20% della propria rete), che permettono al cliente di svolgere in autonomia alcune operazioni (tra cui, ad esempio, il versamento degli assegni o il pagamento di F24 e MAV/RAV), alleggerendo così il carico per i dipendenti e riducendo le attese per i clienti. Quasi tutti gli istituti di credito dispongono di ATM totalmente multifunzione, ma mediamente soltanto il 20% risulta evoluto e accetta versamenti, con punte del 50% nelle banche che hanno investito di più in questo strumento, mentre si scende al 10% negli istituti che hanno spinto di meno in queste soluzioni.

Ancora lacune nei servizi alle Pmi
Stesso discorso per i servizi alle Pmi. Se è vero che crescono i servizi bancari per le impresa, nella quasi totalità dei casi è offline. Tra le soluzioni di finanziamento a lungo termine proposte alle Pmi (il prodotto più diffuso, 24% dell’offerta complessiva), ad esempio, soltanto una è accessibile tramite Internet Banking, e anche in questo caso il richiedente deve comunque passare dalla filiale per la firma finale. All’estero, invece, esistono già delle soluzioni di finanziamento a lungo termine accessibili interamente online e sono diffusi i prestiti veloci, in Italia quasi assenti (esiste un solo caso). «Oggi il cliente, sia consumer sia business, chiede sempre maggiore velocità di risposta, reperibilità dei consulenti e accessibilità di prodotti e servizi in qualunque luogo e momento, e questo risultato si può ottenere soltanto portando avanti una completa digitalizzazione di tutte le attività – dice Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Digital Finance -. Già adesso il 56% degli utenti si relaziona con la propria banca utilizzando un pc, un tablet o uno smartphone: questo numero, con i nuovi servizi lanciati a livello internazionale e l’ingresso delle nuove generazioni di nativi digitali nel mondo delle professioni, delle imprese e dei consumi, continuerà ad aumentare. L’ecosistema finanziario non può farsi trovare impreparato».

Crescono i clienti digitali
Se da una parte le banche continuano ad avere un ruolo determinante nel mercato, dall’altra cresce l’utenza bancaria attiva attraverso i canali digitali: l 38% dei clienti usa il pc per interagire con la propria banca (+5% rispetto al 2016), mentre la percentuale di utenti mobile (che usano tablet o smartphone) è pari al 15%, rispetto al 9% di un anno fa. Il mobile payment è in questo momento il servizio più utilizzato tra gli utenti Internet italiani, con il 15% del campione che dichiara di averne fatto uso nell’ultimo anno. Seguono i mobile wallet (8%), la strong authentication (8%), i trasferimenti di denaro P2p (7%), il trading di criptovalute, i chatbot e il crowdfunding (tutti alla pari al 5%). Chiude la classifica dei servizi Fintech più usati il robo advisoring (1%), l’unico però il cui livello di conoscenza cresce in modo significativo tra i soli Millennials, passando dal 12% al 30%.

Robo Advisor
L'intelligenza artificiale inizia ad essere una realtà tangibile nel settore finanziario con almeno 50 chatbot di istituti finanziari e oltre 110 forme di Robo advisoring censiti a livello internazionale. L’analisi sull'offerta di servizi di Robo Advisor tra le banche retail italiane mostra però che ci si trova ancora agli albori di questo mercato: sono pochi i casi e alcune piccole banche si appoggiano a servizi offerti da attori terzi, anche se alcuni degli istituti intervistati stanno lavorando al lancio di un proprio Robo Advisor nel 2018. L'analisi sugli operatori di RoboAdvisor a livello internazionale rivela che la maggioranza di questi ha base in Nord America, sia incumbent (55%) che startup (40%), con strategie principalmente passive tra le startup e con una combinazione di strategie attive e passive per gli incumbent. Il 60% degli attori tradizionali ha una soglia minima di investimento inferiore a 1 milione di dollari, mentre nella maggioranza delle startup (75%) la soglia minima di investimento è inferiore ai 5.000 dollari e nel 30% non c'è alcun account minimo. Le soluzioni di Robo Advisory di attori tradizionali gestiscono 98 miliardi di dollari contro i 58 miliardi delle soluzioni delle startup: gli incumbent hanno potuto contare da una parte sulla clientela pre-esistente e su brand riconosciuti per l’affidabilità, a differenza di molte startup. Le startup hanno una clientela mediamente più giovane e generalmente più attratta dalla customer experience e da aspetti tecnologici.