19 marzo 2024
Aggiornato 11:30
piccola industria

«L’innovazione dev’essere nel DNA di ogni imprenditore: ieri, oggi e domani»

Carlo Robiglio diverrà presidente nazionale di Piccola Industria di Confindustria. Ci racconta i piani per il suo mandato, con gli occhi puntati all'innovazione

Carlo Robiglio
Carlo Robiglio Foto: ANSA

MILANO - Innovazione. Una parola che ormai è entrata nel nostro gergo comune, che riempie le nostre bocche cariche di aspettative per il futuro, ma che forse - a oggi - manca ancora di un’operatività concreta, soprattutto quando parliamo di piccole imprese, che - ricordiamolo - rappresentano uno dei nostri pilastri portanti, con Cerved che, nel 2016, le vede rappresentare ben il 22% di tutte le imprese che hanno depositato un bilancio valido. Queste aziende, di fatto, rappresentano il 12% del Pil, con ricavi pari a 852 miliardi di euro. Eppure, per Carlo Robiglio, l’innovazione è «un’attitudine» che deve far parte del DNA di qualsiasi imprenditore, di ieri, di oggi e di domani. Un valore d’impresa, su cui intende basare buona parte della sua mission.

Lui, Carlo Robiglio, presidente della holding di partecipazioni Ebano, nonché vice-presidente de «Il Sole 24 Ore», dal 23 novembre diventerà ufficialmente presidente nazionale di Piccola Industria di Confindustria per il quadriennio 2017-2021. E pochi giorni prima, il 16 novembre, aprirà a Milano insieme al presidente dell’Associazione GammaDonna Mario Parenti, anche il nono Forum dell’Imprenditoria Giovanile e Femminile, uno degli eventi più importanti del panorama italiano che, oltre a mettere in risalto in modo particolare l’imprenditoria femminile, pone l’accento su cosa significa essere oggi imprenditori, nel nostro Paese.

«Da quando l’imprenditore esiste - ci racconta Carlo Robiglio - si è sempre dovuto confrontare con la necessità di essere a suo modo innovatore. Se un tempo l’innovazione era legata all’evoluzione di prodotti, oggi è più complessa, legata alla tecnologia, e corre a una velocità decisamente più rapida che in passato. L’innovazione, però, non è un concetto moderno, ma un’attitudine che è sempre esistita. Oggi la competizione la rende solo più complessa, ma altrettanto continuativa».

Parla di valori, Carlo Robiglio, valori sui quali farà leva durante il suo mandato. Che restano indiscussi, nonostante il passare del tempo, nonostante l’ondata dirompente della tecnologia che - non possiamo non rendercene conto - molte piccole aziende le sta mettendo in ginocchio. «In tutto questo caos resta il valore d’impresa, la correttezza, l’etica, l’impatto sociale - dice Robiglio - la necessità di restituire al territorio quello che si riceve, in termini di sostenibilità e di valore. E la cultura».

La strada, tuttavia, non può dirsi in discesa. Oltre agli incentivi del Governo (piano Industria 4.0) che hanno fatto registrare picchi di oltre il 70% nell’incremento degli ordinativi per macchine utensili, oltre i 1,7 miliardi di euro spesi in innovazione nel 2016, c’è però un mondo di mezzo, quello registrato anche dal Rapporto Cerved Pmi 2017 che è fatto di imprese che continuano ad affondare le proprie radici nel passato. Ben 62mila PMI che ancora investono in modelli di spesa tradizionale e non guardano al digitale, e 188mila imprese italiane che preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia rifiutando senza remore il paradigma dell’innovazione e della digitalizzazione. «Gli incentivi sono stati sicuramente molto utili e devo complimentarmi sia con il ministro Calenda che con Confindustria per l’attenzione e la sensibilità che hanno ultimamente dimostrato verso queste tematiche - dice Robiglio -. Ma ciò su cui vorrò maggiormente concentrarmi durante il mio mandato sarà il favorire una cultura d’impresa. Non si tratta solo di fare formazione, ma evangelizzare le PMI ad aprire la mente, a rendersi disponibili a un cambio epocale. Ciò comporta quindi la predisposizione a una contaminazione esterna, a competenze che arrivano dal di fuori delle proprie mura. L’Industria 4.0 è l’applicazione di qualcosa che sta a monte e che deve ancora essere costruito, la cultura d’impresa». Accanto al più volte discusso credito d’imposta alla formazione by Calenda, uno strumento che possa cambiare davvero la mente dei nostri imprenditori

Il vero grande obiettivo di Carlo Robiglio, che si definisce «orgogliosamente imprenditore di prima generazione» però, in questi quattro anni, è contribuire alla crescita delle piccole e medie imprese. Un vero e proprio Piano Marshall - come lo chiama lui - che fa leva sulla disponibilità culturale di rimettersi in gioco e sui valori, immutabili. Il suo mandato avrà inizio a partire dal 23 novembre prossimo, in successione a quanto fatto dal suo predecessore Alberto Baban. C’è bisogno di aprirsi, di fare ecosistema. Un filo conduttore più volte seguito anche dall’Associazione GammaDonna, con l’intento di creare un vero e proprio network di imprese e innovatori che sappiano stringersi la mano, anche qui, anche in Italia, verso il futuro.