15 ottobre 2024
Aggiornato 17:30
il caso

Il manifesto 'anti-diversità' di un dipendente Google che sta indignando gli USA

Il manifesto incoraggerebbe Google a sostenere le differenze biologiche, suggerendo la riduzione dei programmi che aiutano i gruppi sottorappresentati

Foto: Shutterstock

SAN FRANCISCO - E’ polemica, negli Stati Uniti e nel web, per il documento scritto da un ingegnere senior di Google, denominato anti-diversità, che ha scatenato il dibattito non solo tra i dipendenti del colosso americano, ma di tutta la rete. Il manifesto critica le iniziative della società intese ad aumentare la parità di genere e razza e sostiene che Google dovrebbe, invece, concentrarsi sulla ‘diversità biologica’. Il documento, di 10 pagine, diffuso da Gizmodo, sarebbe stato condiviso internamente all’azienda attraverso un elenco di posta elettronica, per suggerire la riduzione dei programmi che aiutano i gruppi sottorappresentati.

Il documento anti-diversità di un dipendente Google
Nel documento intitolato «Google’s Ideological Echo Chambers», l’ingegnere (che ha mantenuto l’anonimato) ha scritto che le donne non costituiscono il 50% delle posizioni tecnologiche e di leadership della società non a causa del sessismo, ma a causa delle differenze nelle loro preferenze e capacità (differenze biologiche). La notizia relativa al documento ha suscitato molta indignazione che si è presto diffusa su internet, portando molti dipendenti di Google a denunciare quanto scritto sui propri account Twitter.

Le donne e le polemiche in Silicon Valley
Il documento, peraltro, arriva in un momento molto delicato in tutta la Silicon Valley, in cui il trattamento delle donne è stato sotto la lente d’ingrandimento, a causa delle molestie e delle discriminazioni messe in atto da Uber e in diverse importanti società americane. Google è, inoltre, impegnata in una controversia legale con il Dipartimento del Lavoro, che ha accusato il colosso di Mountain View di «disparità di compensazione sistemica» tra uomini e donne, laddove queste ultime vanivano pagate meno degli uomini in mansioni paragonabili. Accuse che Google sta cercando di combattere con un costante programma di assunzione femminile in cariche di leadership e tecniche. Solo un mese fa l’azienda ha assunto Danielle Brown, l’ex capo della diversità di Intel, per essere vicepresidente della ‘diversità’ in azienda. Negli ultimi anni, inoltre, i dati hanno dimostrato che le imprese della Silicon Valley hanno assunto una percentuale elevata di uomini bianchi e asiatici, ma meno donne e altre minoranze. Questi dati avrebbero spinto le aziende a implementare i programmi di inclusione sociale, programmi che secondo l’autore del manifesto sarebbero inutili in quanto esisterà sempre una diversità biologica tra uomo e donna e in generale tra le persone.

Le differenze biologiche vanno incoraggiate
L’autore del manifesto, tuttavia, non suggerisce che le donne non siano in grado di fare lavori tecnici, ma che le differenze esistono e vanno riconosciute. Le donne, per esempio, tendono a essere più interessate alle persone, piuttosto che alle cose, mentre gli uomini hanno un driver più elevato per lo status e tendendo così a finire in posizioni di leadership. Dice, infine, che le donne sono più ansiose e soggette a stati di psicosi. Secondo l’autore, Google non dovrebbe sviluppare appositamente programmi per aumentare l’inclusione sociale, poichè i lavori dovrebbero essere offerti ai candidati a seconda delle loro diversità ideologiche e biologiche.

La risposta di Google
Per tutta risposta Google non sembra aver accettato quanto scritto nel manifesto. In un memo scritto ai dipendenti dopo la notizia del saggio, il vicepresidente Brown ha dichiarato che «costruire un ambiente aperto e inclusivo significa promuovere una cultura in cui i soggetti con opinioni diverse, comprese quelle politiche, si sentano liberi di condividere con tutti i propri pensieri. Ma questo discorso deve lavorare accanto ai ‘principi di uguaglianza’ espressi dal codice di condotta dell’azienda, volti a politiche e leggi anti-discriminazione».