19 aprile 2024
Aggiornato 07:00
finanza alternativa

Crowdfunding: rewards, equity e PMI. Non facciamo confusione

E’ molto probabile che, come afferma Jeff Lynn, CEO di Seedrs, «il 2017 sia l’anno in cui il capitale istituzionale inizierà a giocare un ruolo significativo nell’equity crowdfunding»

Crowdfunding: rewards, equity e PMI. Capiamone di più
Crowdfunding: rewards, equity e PMI. Capiamone di più Foto: Shutterstock

PALERMO - Da una parte equity, dall’altra reward. Due metodi di finanzia alternativa simile che si basano entrambe sul concetto di ‘crowd’, ossia ‘folla’, ma fondamentalmente distinte. Un mercato in espansione. Soprattutto quello dell’equity crowdfunding che ha visto nella recente normativa un’estensione di applicabilità anche alle Srl, che possono quindi offrire le proprie quote al pubblico anche attraverso le piattaforme di equity crowdfunding. In più potranno assegnare quote ai dipendenti o collaboratori esterni come forma di retribuzione e/o incentivo. E qui stiamo parlando di equity crowdfunding e non di reward, dove, invece, la raccolta di risorse finanziarie online è a fronte di un riconoscimento o di una ricompensa.

Equity crowdfunding cresce
Che sia reward o equity il crowdfunding sta superando di gran lunga gli strumenti tradizionali. Secondo il report di ricerca Beauhurst sugli investimenti in imprese non quotate del Regno Unito, lo scorso anno, le due maggiori piattaforme, Seedrs e Crowdcube, insieme, hanno infatti generato il 21% di tutti gli investimenti in private equity in UK. Seedrs ha finanziato 134 offerte nel 2016, e Crowdcube subito dietro con 124. Infatti Seedrs ha confermato che il 2016 è stato l’anno migliore per la piattaforma con più di 85 milioni di dollari investiti in campagne da 45.000 investori, circa 20 milioni in più rispetto al 2015. Questa in controtendenza con l’andamento del mercato in leggero calo nel numero di deal. Le due piattaforme congiuntamente hanno finanziato più di 250 aziende nel 2016, con 45.000 investitori coinvolti.

Per le imprese più avanzate
Inoltre, mentre il crowdfunding è tipicamente associato agli investimenti in imprese più piccole – seed stage – la ricerca di Beauhurst suggerisce che le principali piattaforme sono considerate un’opzione sempre più credibile anche per le imprese più mature. Il report, mostra anche come l’equity crowdfunding stia emergendo come una reale alternativa per le imprese in fase di crescita più avanzata, con un aumento del 10%. Questi dati significano una crescente maturità del mercato, con l’80% di queste imprese più mature che utilizzano il crowdfunding per la prima volta.

L’alta potenzialità di crescita
Questo è ciò che sta avvenendo se guardiamo oltre i nostri confini. Qui, in Italia, che cosa sta succedendo? «Penso che l’estensione della normativa sull’equity crowdfunding sia un grande passo e utile a tutte le PMI - mi racconta Matteo Masserdotti, founder di Tip Ventures -. Ovviamente resta valido il fatto che un'azienda è possibile target solo se ha un progetto scalabile e ambizioso, che possa offrire rendimenti alti in proporzione all'alto rischio dell'investitore». Estensione a tutte le PMI, però, non significa fare di tutta l’erba un fascio: «Le agevolazioni fiscali non sono previste per le società non innovative, questa differenza è importante e va spiegata», mi racconta ancora Matteo. Di fatto, ciò che induce un piccolo investitore a rischiare e tener fermo per 4-5 anni una parte del proprio capitale risiede nella probabilità che l’impresa finanziata cresca molto (ma molto) nei prossimi anni. La chiave, dunque, è l’alta potenzialità di crescita. E lo può fare anche una realtà che ha a che fare - ad esempio - con il design o la moda. Ma se manca questa importante 'attitudine', non sarà così facile attirare gli investitori, anche se non si tratta necessariamente di startup o PMI innovativa.

Perdite per il rewards crowdfunding?
E’ molto probabile che, come afferma Jeff Lynn, CEO di Seedrs, «il 2017 sia l’anno in cui il capitale istituzionale inizierà a giocare un ruolo significativo nell’equity crowdfunding». E il reward crowdfunding? Secondo l’ultimo rapporto di Startreed, le 12 piattaforme di equity crowdfunding hanno generato nel 2016 oltre 7 milioni di euro, circa 1/3 di ciò che è stato generato del reward e donation crowdfundig che di piattaforme ammesse, però, ne aveva 37, un numero decisamente più elevato. Il primo trimestre del 2017, inoltre, ha registrato un vero e proprio boom, per l’equity crowdfunding in Italia. Sono state finanziate 11 imprese per un valore complessivo di 2,173 milioni di euro. Il risultato più alto mai raggiunto finora, considerando i numeri dell’ultimo trimestre 2016 dove a essere finanziate sono state 8 imprese per un valore di 1,5 milioni di euro. Ora, che posizione ha in tutto questo il reward crowdfunding? E’ possibile che possa subire un calo, in termini di valore e di numeri? E' possibile che le PMI preferiscano l'equity a dispetto del reward, data la crescita sempre più costante del primo metodo? «Reward ed equity sono concetti opposti - mi spiega meglio Matteo -. L'equity finanzia gli investimenti dell'azienda in capitale di rischio. Il reward è una prevendita che ha un'incidenza sul cashflow (si finanzia la lavorazione del prodotto o servizio). Non si devono confondere le due modalità sia lato aziende che lato investitori. Si tratta di due argomenti profondamente diversi e onestamente non vedo nessuna spaccatura tra i due strumenti».