24 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Il film

Egomnia: la verità che non è stata detta, ma era sotto gli occhi di tutti

Provate ad analizzare Google Trends e cercare articoli fino al 2013 o 2015 che parlano di Egomnia. Un'analisi diversa del film The Startup che uscirà il 6 aprile nei cinema

Egomnia: la verità che non è stata detta, ma era sotto gli occhi di tutti
Egomnia: la verità che non è stata detta, ma era sotto gli occhi di tutti Foto: ANSA

TORINO - Lo chiamavano il quarto potere, quello dei media. Lo era quando i giornali erano fatti di carta. Figurati adesso che c’è il web e un articolo ben fatto, che non sia spazzatura, grazie ai social, può arrivare a migliaia di persone. E se Facebook oggi è considerato uno dei maggiori poteri al mondo, figuriamoci cosa può accadere quando gli articoli delle principali testate parlano dello stesso argomento, gettando tutto il materiale in rete, sul social di Mark Zuckerberg. Nel bene o nel male, purché se ne parli. Tutto questo per dire cosa? La conoscevate prima di un mese fa Egomnia? Ma sì, la startup protagonista del criticato, discusso, amato e odiato film italiano The Startup, la pellicola che ripercorre i primi passi di Matteo Achilli, classe ’92, (CEO di Egomnia, appunto). E pensate. Centinaia di articoli, critiche, programmi televisivi e il film deve ancora uscire (sarà nei cinema il 6 aprile).

Digitate l’hashtag Egomnia su Facebook

La rete è impazzita. Digitando l’hastagh #Egomnia su Facebook, la maggior parte dei commenti che ci si ritrova sulla home page è negativa e ha il sapore della critica. Da chi riprende pagine Facebook inesistenti a chi riporta i numeri di un bilancio non esattamente in linea con i numeri di una startup di successo. Volano termini come «progetto strampalato, mal eseguito», per non scendere in terminologie più volgari (che sul web potete trovare facilmente). E lo stesso hanno fatto i giornali. Dopo un po’. Perché scorrazzando sul web c’è chi elogia questa storia di startup Made in Italy, figlia della crisi, di una generazione impregnata di sogni e che s’è dovuta tirare su le maniche. E poi c’è chi ha fatto un po’ di conti, ha un’esperienza maturata nel settore delle startup e ha dato di Egomnia una versione più «veritiera». Di fatto, il sito della startup è inattivo. La pagina Facebook è popolata da molti fan fittizi e l’azienda lontana anni luce dai numeri del vero Zuckerberg. Al 31 dicembre 2015, Egomnia Srl presentava un utile netto di 5.500 euro, un margine operativo lordo di circa 11.000 euro e debiti per 120.000 euro circa. Se la matematica non è un’opinione, mi sa che qualcosa non torna davvero. Il fatto è che qualcuno se n'era già accorto prima. Molto prima.

Sogni? Ma la fase più importante è l’execution
Ma perché fare un film su un caso che NON è stato un successo? A Riccardo Luna di Agi il regista di The Startup Alessandro D’Alatri ha risposto semplicemente che il suo intento era quello di prendere in esame il primo anno di vita della startup, quello in cui, solitamente si sfiora il sogno. Il film parla di un ragazzo che ha un sogno. Già. Un sogno. E quando parli con gli investitori e i business angels ti dicono che il problema delle startup italiane è proprio questo: nessuno sa fare execution. Che è una cosa un po’ diversa dall’avere un sogno e un’idea. E non starò qui a ripetere la solita manfrina sul fatto che l’idea da sola non conta niente. E che forse invece di far vedere una generazione farcita di sogni, magari sarebbe meglio far vedere quello che arriva davvero quando capisci che la tua idea non conta nulla, ma sei tu che la devi far contare.

Una storia di scandali e ilarità

E pensare che nel 2014 già un articolo di Wired titolava: «Perché Matteo Achilli non è lo Zuckerberg italiano». Un articolo scritto da Guido Romeo uscito a seguito dell’inserimento di Matteo nella lista Bbc dei suoi Next Billionaires. Una scelta che è stata poi ripresa da La Stampa e Corsera. Hanno poi fatto seguito anche Business Insider, Slate e, il primo agosto, di nuovo Business Insider per anticipare un accordo di Achilli con Google e Microsoft. E già Wired aveva avuto non poche criticità sia sulla tecnologia che sul modello di business. Ma i media possono fare cose pazzesche. Già. Ho dato un’occhiata a Google Trends e ho digitato la parola Egomnia. Le ricerche su Google di questa parola hanno infatti avuto un picco considerevole proprio dal 20 al 26 luglio 2014, periodo in cui è uscita la classifica di Bbc, ripresa poi da tutti i giornali verticali e tradizionali. Mentre il popolo degli startupper italiani ridava in escandescenze. Sarà un caso?

Provate a digitare Egomnia su Google Trends

In realtà, analizzando Google Trends e confrontando i picchi più alti con gli articoli usciti nel periodo di riferimento mi sono imbattuta in una serie di articoli che non fanno altro che ribadire lo stesso concetto: che Egomia è un caso di startup ridicola, priva di senso e che ha, da sempre, scatenato l'ilarità del popolo startupper e non solo. E questo perché sono stati i giornali a parlarne. Su Google Trends la parola Egomnia ha un picco nel periodo dal 23 al 29 giugno 2013. Un articolo di StartupItalia datato 19 giugno 2013 grida allo scandalo Egomnia a seguito di un’intervista di Matteo Achilli pubblicata dal Corriere. Sia analizzando i commenti che il testo del mitico Raffaele Gaito (che riporta il sunto di un commento di Stefano Bernardi), si capisce perfettamente che i media stanno raccontando una storia che ha del ridicolo, lontana da quello che succede davvero negli incubatori o nelle realtà che di startup si sporcano le mani tutti i giorni. Una storia che non merita di andare sui media. Che non rappresenta la realtà dei fatti e, soprattutto, non rappresenta un successo. E questo è il primo picco su Google Trends. Il secondo picco è quello che vi ho spiegato sopra, dopo che Matteo è finito sulla lista di Bbc nel 2014. Analizzando il grafico anche voi, noterete che dopo quel picco sono calate le ombre (in senso figurato). La timida risalita di Egomnia arriva a partire dal 12 marzo 2017 quando tutte e dico tutte le testate nazionali hanno ricominciato a parlare della solita solfa. Ovviamente sommergendo la startup di critiche.

Conclusioni

Bene. Io posso capire i sogni. Posso capire che bisogna puntare sul lato emozionale. Ma qui qualcuno ha fatto un film su una storia che ha avuto picchi di notorietà solo quando se n’è parlato male. E si sa che i giornali con le critiche e gli scandali ci vanno a nozze. Portiamo agli italiani un’impresa costellata nel web da articoli che gridano allo scandalo e che, fin dalla sua nascita, hanno sollevato motivate critiche e ilarità. Giusto perché abbiamo un’Italia che ha bisogno di sapere cosa sono le startup. Ne ha bisogno davvero. Ma con questo film facciamo la solita figura.