2 maggio 2024
Aggiornato 08:30
aumentano candidature straniere

Gli stranieri vogliono fare startup in Italia, ma gli italiani se ne vanno

Cresce il numero di candidature pervenute dall'estero per avviare una startup innovativa nel nostro Paese. Mentre continua a diminuire il numero di giovani nelle nostre città

Gli stranieri vogliono fare startup in Italia, ma gli italiani se ne vanno
Gli stranieri vogliono fare startup in Italia, ma gli italiani se ne vanno Foto: Shutterstock

ROMA - Malgrado l’Italia, fino ad oggi, sia rimasta tra i fanalini di coda quanto a innovazione tecnologica e, soprattutto, capitali investiti in essa, di certo non si può dire che non attragga talenti. Non solo cervelli in fuga, quindi, ma anche giovani che in Italia ci vogliono venire per fare impresa davvero. Sebbene molte città italiane siano in via di spopolamento proprio a causa delle mancate opportunità per i giovani (a Torino negli ultimi 10 anni i giovani under 34 sono diminuiti di 63mila unità), le domande di candidatura per creare una startup qui in Italia sono aumentate. Un fenomeno paradossale, che non riguarda, tuttavia, solo l'Italia, ma l'intera Europa. Per talenti che arrivano ce ne sono altrettanti che se ne vanno (o forse di più).

Crescono gli stranieri che vogliono fare impresa in Italia
I dati arrivano dall’ultimo rapporto di Italia Startup Visa, il programma lanciato nel 2014 e che introduce una procedura interamente online, gratuita e centralizzata per la concessione dei visti d’ingresso per lavoro autonomo a cittadini non UE che intendono avviare, individualmente o in team, una startup innovativa nel nostro Paese. 161 al 3 dicembre 2016. Con una crescita costante. Sì, perchè sono state 18 le candidature ricevute nel 2014, 44 nel 2015, e ben 99 nel 2016: 33 nel primo quadrimestre dell’anno, 37 nel secondo e 29 nel terzo. La grande maggioranza delle candidature è stata presentata per via diretta (148), mentre 7 hanno avuto luogo mediante incubatore certificato, 6 con H-Farm (Roncade, TV) e 1 con Working Capital (Roma).  Questo significa che sono molto i talenti stranieri che decidono di avviare una startup innovativa qui in Italia.

Uomini imprenditori esperti
A voler fare impresa nel nostro Paese sono principalmente gli uomini (70,9%), mentre solo il 29% è donna. Si tratta di candidati giovani, con un media d’età che va dai 34 ai 36 anni (anche se il più vecchio aveva 65 anni al momento della candidatura). Solitamente si tratta di talenti che hanno già un’esperienza imprenditoriale maturata alle spalle, soprattutto nei settori quali ingegneria, informatica, marketing, management e consulenza.  

Ci amano i russi e i cinesi
I richiedenti visto provengono da 32 Paesi diversi, tre in più rispetto al 31 agosto: si registrano infatti le prime candidature da Malesia, Taiwan e Turchia. Escludendo le candidature rigettate, gli Stati da cui proviene almeno un destinatario di nulla osta al visto startup sono 22.  Il Paese più rappresentato rimane la Russia, con 41 application (il 25,9% del totale), di cui 32 accettate (il 30,5% del totale). Tra i Paesi con più di 10 candidature troviamo al secondo posto la Cina (20), che rispetto allo scorso semestre sopravanza gli Stati Uniti, raggiunti dal Pakistan a quota 17. Segue l’Ucraina, con 15 candidature: questo Paese si distingue perché tutte le application provenienti da suoi cittadini hanno ricevuto parere favorevole. All’estremo opposto, solo 4 candidature tra le 17 pervenute da cittadini pakistani hanno avuto successo.

Lo spopolamento delle città
Per imprenditori stranieri che entrano nei confini italiani ci sono giovani italiani che se ne vanno. Un fenomeno paradossale, in effetti, se ci pensiamo. E che proprio per questo è ancor più degno di preoccupazione. Già, perchè salvo le eccezioni, le nostre città italiane non è che se la passano proprio benissimo. Secondo uno studio della McKinsey che ha analizzato i fenomeni dell’urbanizzazione negli ultimi anni, circa il 34% delle grandi città europee perderà abitanti nei prossimi dieci anni. Dal Portogallo fino a Valencia, dalla Germania orientale a quella meridionale. E tutto il Mezzogiorno italiano, comprese le isole, Genova e pezzi di Piemonte. Sembra salvarsi solo Milano, l’Emilia Romagna e il Trentino dove invece dovrebbe registrarsi una crescita. In Italia la popolazione delle grandi città ristagna dagli anni 90. Cresceva dello 0,4% l’anno fino al 2015. Salirà dello 0,3% l’anno nei prossimi dieci. Ma, mentre finora il grosso dell’aumento era dato dalla crescita della popolazione nelle città, nei prossimi dieci anni le nascite, praticamente, si azzerano (0,03% l’anno) e l’incremento è quasi interamente dovuto all’immigrazione, da dentro o fuori i confini. Dove ci si sposta? Verso le megalopoli, i Paesi in via di sviluppo, in Africa, in Brasile e Cina.