19 marzo 2024
Aggiornato 08:00
l'intervista

«Dall'idea a un grande Facebook per universitari», Alfonso e il suo Unicafe

Il nome Unicafe sta per caffè letterario Universitario, una sorta di evasione, dal clima fatto di stress ed ansie, del mondo universitario. La storia di questa giovane startup

SALERNO - Un social network per universitari che funziona un po’ come Facebook, ma è super targhettizzato. Così puoi vedere chi frequenta il tuo stesso corso e magari invitarlo a prendere un caffè o studiare insieme. Una piattaforma diversa da tutti gli altri competitors e con una storia tutta da leggere. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Alfonso Santitoro, co-fondatore di Unicafe, che in un mese dal lancio (e lanciata allora nella sola Università di Salerno) ha raggiunto oltre 10mila iscritti.

Come nasce l’idea di Unicafe? E perché avete scelto questo nome?
Inizia tutto a febbraio 2015, il periodo in cui io stavo pensando ad un progetto che volevo realizzare, una sorta di social network stilizzato per una nicchia di persone. Presi come base di partenza l'idea ‘del social network’ pervenutaci da Facebook, e cercai di pensare una variante carina per una nicchia di persone. Iniziai con schizzi, progettazione di funzionalità e UI della piattaforma. Poco dopo iniziai a formare un team, tra gli elementi mancava uno sviluppatore mobile Android, feci delle ricerche e contattai delle persone. Mi consigliarono di contattare un programmatore che abitava in una città poco lontana dalla mia, ci incontrammo per un caffè e mi raccontò che anche lui stava lavorando ad un social network, ma qualcosa indirizzato agli studenti. Il programmatore in questione Mario Chiocchetti, è il mio attuale socio. Unimmo le idee per dar vita ‘all'Unicafe’ di oggi. Lui stava pensando ad un social piu rivolto ‘all'utile' io più ‘al dilettevole'. La sua idea era quella di aiutare gli studenti con appunti e cose di questo tipo, la mia idea era far integrare al massimo gli studenti nel mondo universitario e fargli fare piu conoscenze possibili, tramite funzionalità che potessero facilitare le conoscenze nel mondo 'universitario'. Mettemmo insieme le idee, e subito dopo ad una fase di progettazione, mettemmo su un team veramente all'altezza. Mi misi alla ricerca di un socio/investitore e dopo poco riuscii a trovarlo. Il nome Unicafe sta per caffè letterario Universitario, una sorta di evasione, dal clima fatto di stress ed ansie, del mondo universitario.

Come funziona la piattaforma e che servizi dà?
La piattaforma funziona un pò come Facebook, con la differenza che è targettizzato, e questo ci ha permesso di concentrarci al massimo sul nostro target ed offrire un prodotto che fosse in linea con le richieste. Unicafe è un social a tutti gli effetti (con profilazione utente, possibilità di seguire una persona, inviare un sorriso o invitarla a prendere un caffe), c'è una chat con gli studenti della propria università e una chat dove possono scrivere contemporaneamente tutti gli studenti di una data Università (UniChat), possibilità di pubblicare post in una sezione che si chiama Spotted (funziona in modo simile alle pagine facebook che hanno questo nome) con la differenza che è possibile ricevere commenti privati ad un dato post anonimo.

Qual è la differenza rispetto ai competitors?
La differenza rispetto ai nostri competitors, è che forniamo in un unica piattaforma tutti i servizi che potrebbero servire ad uno studente, ottimizzati appositamente per essi.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?
I nostri obiettivi a breve termine sono portare Unicafe al di fuori della Campania, con un lancio nazionale a step, previsto da qui a 6 mesi.

Quali sono, secondo te, le sfide che deve affrontare l’istruzione oggi?
Ad oggi c'è una concezione sbagliata riguardo all'istruzione e ad esempio al conseguimento di una laurea. Gli studenti sono troppo ancorati sul pensiero che il conseguimento di una laurea sia tutto, senza badare a come ci si arrivi e a cose molto più importanti che sono la crescita personale e il miglioramento della propria cultura. Ad oggi molti studenti neo laureati si trovano a combattere per un posto di lavoro, proprio per via di questa concezione sbagliata, che purtroppo la maggior parte degli studenti hanno.