19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
è boom nel 2016

Come fare una buona Open Innovation

Cresce il numero di acceleratori che operano in logica Open Innovation. Ecco alcune linee guida per farla al meglio, come startup e come corporate

MILANO - La maggiore maturità delle strategie di Open Innovation è misurata da due indicatori fondamentali: la crescita di intemediari per l'innovazione, quali acceleratori, e l'incremento delle attività di corporate venture capital, come avviene soprattutto negli Stati Uniti. Questo il tema centrale del workshop di Roberta Gilardi, CEO G2-Startups, dal titolo 'Startup come laboratori e spazi per l’innovazione delle imprese', che si è tenuto ieri nell'Arena Open Innovation a cura di Regione Lombardia di Smau Milano, dove G2 è presente con un proprio stand.

Aumentano gli acceleratori
Secondo una ricerca di Boston Consulting Group, l'uso di acceleratori per la realizzazione di strategie open innovation è aumentato in modo esponenziale, del +75% in media annuo, tra il 2010 e il 2015. Secondo l'ultimo rapporto del NVCA (National Venture Capital Association), su dati Pitchbook, il corporate venture capital registra un generale incremento nella dimensione dei deal e una concentrazione su vertical stratetigici quali 3D printing e mondo software. Questo significa che è possibile trasferire buone pratiche del mondo statunitense a quello italiano, specialmente nel rapporto delle PMI con il contesto competitivo internazionale. Questo è uno dei core business di G2-Startups, che si propone di supportare le imprese italiane nel loro percorso di Open Innovation.

Come fare Open Innovation
L’Osservatorio sull’Open Innovation, presentato sempre durante Smau, evidenzia alcune determinanti del rapporto startup azienda, messo a punto da The European House Ambrosetti, per l’idividuazione di modelli completi e replicabili.

Posizionamento: la tecnologia e il mercato
Il primo passaggio individuato da Ambrosetti è quello di determinare la direzione che si vuole intraprendere, a seconda delle proprie conoscenze del mercato e dei mezzi tecnologici a disposizione. Per questo è stata creata la matrice del POSIZIONAMENTO che determina, in base a due variabili, conoscenza del mercato di riferimento e competenze e gli strumenti tecnologici a disposizione dell’azienda, il grado di rischio nell’intraprendere attività di Open Innovation. Il grado di rischio massimo, ma di più alto potenziale d’innovazione, è quello in cui l’azienda ha poca conoscenza del mercato di riferimento e pochi mezzi a disposizione. Viceversa, la situazione più confortevole è quella in cui si ha un’elevata conoscenza del mercato e abbondanti mezzi tecnologici a disposizione. Questa però è anche la condizione con minori margini di innovazione per il proprio business- si legge nella guida.

La strategia: l’osservazione e il fare rete
La seconda matrice individuata da Ambrosetti è quella della STRATEGIA attraverso cui scegliere gli strumenti a disposizione per perseguire gli obiettivi. Le variabili in questo caso sono il grado di confidenza che l’azienda ha rispetto al mondo dell’innovazione e l’allocazione finanziaria che l’azienda intende investire nel fare innovazione. Rispetto a queste due variabili si va da una prima situazione in cui l’azienda vuole fare Open Innovation ma non sa come muoversi, per cui è indicata una strategia passiva di «osservazione» e raccolta di idee, attraverso call for ideas, hackaton e scouting di idee ad una seconda situazione in cui l’azienda ha esperienza di innovazione ma scarse risorse e a cui si consiglia la strategia del «Fare Rete» creando network o piattaforme in cui vestire il ruolo di leader e guidare lo sviluppo di nuove idee. E’ il caso ad esempio di strumenti come il Crowdsourcing, l’Innovation Procurement e le Innovation Platforms. Il terzo caso è la situazione in cui l’azienda ha disponibilità di fondi, ma poca esperienza per condurre progetti di Open innovation e a cui viene proposto di trovare partner esterni, come Venture Capital a cui dare mandato per investire in startup innovative con grandi possibilità di ritorno, sia in termini di capitale che di opportunità di apertura di nuove linee di business. Infine la quarta strategia, denominata «Corri!» è quella suggerita alle aziende che hanno ampia disponibilità economica e conoscenza dei meccanismi di Open Innovation. Gli strumenti ideali per questo tipo di situazione sono i gli investimenti tramite i Corporate Venture Capital, i Corporate Accelerator e Incubator e le azioni di M&A.