19 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Ambiente

Siberia, i tre crateri forse causati dai cambiamenti climatici

Tre crateri sono avvistati nelle ultime settimane nel Nord della Siberia: nella Penisola di Yamal, nel Distretto di Taz, e, infine, il terzo nella Penisola di Taymyr. Le dimensioni di questi buchi sono abbastanza impressionanti: il più grande, quello nella Penisola di Yamal, ha un diametro di 30 metri e una profondità di 70 metri.

MOSCA - Tre crateri sono avvistati nelle ultime settimane nel Nord della Siberia: nella Penisola di Yamal, nel Distretto di Taz, e, infine, il terzo nella Penisola di Taymyr. Le dimensioni di questi buchi sono abbastanza impressionanti: il più grande, quello nella Penisola di Yamal, ha un diametro di 30 metri e una profondità di 70 metri.
Inizialmente l'ipotesi più accreditata per spiegare la comparsa di questi crateri era il possibile impatto con dei meteoriti. Ma in realtà non è stata trovata nessuna traccia di oggetti o corpi giunti dallo Spazio. La causa invece potrebbe essere il cambiamento climatico in atto sul nostro Pianeta.

REGIONE FREDDA - Il Nord della Siberia è una regione fredda dell'emisfero settentrionale caratterizzata dal permafrost, un suolo che è costantemente gelato per centinaia e centinaia di metri di profondità. Il permafrost funge da vero e proprio coperchio o tappo per il gas naturale di cui è ricco il sottosuolo della Siberia settentrionale.
Ma con il progressivo scioglimento del permafrost, questi gas hanno la possibilità di muoversi verso la superficie e probabilmente, nei punti in cui si sono formati i crateri, sono stati rilasciati violentemente con delle vere e proprie esplosioni.
Il rilascio in atmosfera di questo gas naturale intrappolato dal permafrost nel sottosuolo siberiano, potrebbe in futuro ulteriormente aggravare il surriscaldamento del Pianeta e amplificare i cambiamenti climatici: il metano e il biossido di carbonio (una volta noto come anidride carbonica) sono infatti potenti gas serra (il metano addirittura 25 volte di più rispetto al biossido di carbonio).
Si stima che sotto i 20 milioni di km² di terreno gelato del Nord della Russia siano sepolti circa 1.700 miliardi di tonnellate di carbonio (origine organica), due volte di più rispetto a quello attuale presente in atmosfera.