26 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Vita artificiale

Scienziato e imprenditore, i due volti di Venter

Chi è il padre della prima cellula sintetica. Di lui si dice non fosse nemmeno uno studente modello

NEW YORK - Scienziato e imprenditore, leader della ricerca o cane sciolto affamato di soldi. Di lui si dice non fosse nemmeno uno studente modello e che abbia deciso di studiare medicina dopo la traumatica esperienza nella guerra del Vietnam. Per il Time, era già tra le 100 persone più influenti del mondo. O almeno, lo era stato nel 2007 e nel 2008. Nel 2010 potrebbe, magari, entrare tra i primi dieci. Perché Craig Venter è il padre della vita artificiale: con il collega Hamilton Smith, ha creato in laboratorio la prima cellula sintetica, dandone notizia con un articolo pubblicato sulla rivista Science.

Nato a Salt Lake City (Utah) nel 1946, Venter è un pioniere della ricerca nel campo della genomica, il primo ad aver completato la mappatura del genoma umano. La sua carriera accademica è iniziata negli anni Settanta: dopo aver prestato servizio in Vietnam, nel 1972 si laureò in biochimica e tre anni dopo conseguì il PhD in fisiologia e farmacologia presso l'Università della California.

Dopo aver lavorato come professore alla Buffalo University, nel 1984 Venter fu assunto nei National Institutes of Health (NIH). Negli anni successivi Venter sviluppò un metodo rapido per il sequenziamento del genoma, con il quale ha descritto, nel 1995, quello del batterio Haemophilus influentiae. Nel 1998 ha fondato la società privata Celera Genomics, per avviare il Progetto genoma umano, un lavoro di mappatura del genoma per fini esclusivamente commerciali, e nel 2000 annunciò al mondo di aver raggiunto il suo risultato.

Ora, questo esperimento costato 30 milioni di dollari, che apre la strada a una nuova frontiera nella biologia. Infatti è possibile concepire un mondo in cui nuovi batteri, e successivamente anche piante e animali, verranno concepiti su un computer e poi realizzati e cresciuti in laboratorio. In termini di rapporto dell'uomo con la natura - ha commenta l'autorevole settimanale britannico Economist - potrebbe essere per il XXI secolo quello che la bomba atomica è stata per il XX.