28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Sessismo

Sessanta donne pronte a far causa a Google per sessismo

Più di 60 donne che hanno lavorato e lavorano per Google stanno valutando di presentare una class action contro il gruppo, accusato di sessismo, discriminazioni e di disparità nel pagamento della donne

ROMA - Più di 60 donne che hanno lavorato e lavorano per Google stanno valutando di presentare una class action contro il gruppo, accusato di sessismo, discriminazioni e di disparità nel pagamento della donne. Secondo James Finberg, l'avvocato che sta lavorando sul caso le donne, a parità di posizione, guadagnano meno degli uomini che lavorano per Google. Altre donne - ha spiegato Finberg al quotidiano britannico Guardian - sostengono di trovare difficoltà a fare carriera all'interno del gruppo a causa di una cultura «ostile nei confronti delle donne». Il caso è esploso nella Silicon Valley dopo la pubblicazione di 10 pagine scritte da un impiegato del gruppo, in cui vengono criticate le iniziative di Google per assumere più donne e in cui si sostiene che gli uomini hanno posizioni dominanti nel mondo tecnologico anche per «cause biologiche». In alcuni passaggi, il documento suggerisce che le donne avrebbero minor resistenza allo stress o maggiore inclinazione alla nevrosi.

L'impiegato che ha scritto il documento - James Damore - è stato

licenziato da Google, e il Ceo del colosso californiano, Sundar Pichai, ha inviato un memo al suo staff per giustificare la decisione, in cui ha spiegato che - mentre buona parte dello scritto di Damore potrebbe essere oggetto di un "giusto dibattito" - alcune parti sostengono dannosi stereotipi di genere sul posto di lavoro. Da alcuni anni le grandi compagnie dell'Ict nella Silicon Valley come Google, Facebook e Microsoft cercano di ridurre il "gender gap" fra uomini e donne e quello che riguarda le minoranze, in un'industria tuttora dominata da uomini bianchi e permeata da una cultura che appare piena di pregiudizi verso le donne ingegnere.