19 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Difesa Ue

5,5 mld l'anno per un'Europa che si protegge da sola: ecco perché tutti vogliono il Fondo europeo per la difesa

Il Fondo europeo per la difesa è stato istituito dalla Commissione Ue il 7 giugno e ora sta subendo un'incredibile accelerazione. Ma a cosa serve? E soprattutto, a chi?

Il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti
Il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano, e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti Foto: Giuseppe Lami ANSA

BRUXELLES - Il Fondo europeo per la difesa è stato istituito dalla Commissione Ue il 7 giugno scorso al fine, si legge sul sito ufficiale dell'Unione europea, «di aiutare gli Stati membri ad utilizzare il denaro dei contribuenti in modo più efficiente, ridurre le duplicazioni della spesa e ottenere il miglior rapporto qualità/prezzo nella spesa sostenuta». Annunciato dal Presidente Jean-Claude Juncker nel settembre 2016 e avallato dal Consiglio europeo nel dicembre 2016, il Fondo dovrebbe coordinare, integrare e aumentare gli investimenti nazionali per la ricerca nel settore della difesa, nello sviluppo di prototipi e nell'acquisizione di tecnologie e materiali di difesa.

«Stati membri più influenti»
«Le persone in tutta Europa sono preoccupate per la loro sicurezza e per quella dei loro figli. Ad integrazione della cooperazione con la NATO, dal nostro canto dobbiamo fare di più e meglio. Oggi dimostriamo di essere coerenti con le nostre affermazioni» ha detto Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l'Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività. Il Fondo fungerà da «catalizzatore» per un'industria europea della difesa «forte, che sviluppa tecnologie e materiali all'avanguardia e pienamente interoperabili». Gli Stati membri «rimarranno alla guida, otterranno il miglior rapporto qualità/prezzo nella spesa sostenuta e, in ultima analisi, vedranno aumentare la loro influenza».

Europa garante della sicurezza
L'obiettivo nei sogni dei vari europeisti è chiarissimo: rendere la Ue sempre più autonoma dal punto di vista strategico. «L'Europa deve diventare un garante della sicurezzaIl Fondo sosterrà la ricerca collaborativa nel settore della difesa e lo sviluppo congiunto di capacità di difesa» ha spiegato Elżbieta Bieńkowska, commissaria responsabile per il Mercato interno, l'industria, l'imprenditoria e le PMI. «Esso costituirà quindi un punto di svolta per l'autonomia strategica e per la competitività dell'industria europea della difesa, comprese le numerose PMI e imprese a media capitalizzazione che costituiscono la catena di approvvigionamento della difesa europea».

La difesa comune? Una necessità anche economica
Alla base di questa accelerazione verso la difesa comune, vecchio tormentone made in Europe che per la prima volta diventa davvero preminente, ci sono di fatto ragioni economiche. Si stima che la mancanza di cooperazione tra gli Stati membri nel settore della difesa e della sicurezza costi ogni anno tra i 25 e i 100 miliardi di euro. L'80% degli appalti e oltre il 90% della ricerca e tecnologia sono limitati alla dimensione nazionale. Mettendo in comune le commesse, molto banalmente, si potrebbe risparmiare fino al 30% della spesa annua per la difesa. Non solo: l'approccio frammentario nel settore della difesa determina anche inutili duplicazioni e incide sulla schierabilità delle forze di difesa. Bruxelles conta 178 sistemi d'arma diversi, rispetto ai 30 degli Stati Uniti, e 17 tipi diversi di carri armati, rispetto ad un solo tipo negli Usa. Interessante anche il caso degli elicotteri: in Europa abbiamo più modelli che governi in grado di acquistarli.

La prima sezione del Fondo: la ricerca
Il Fondo europeo per la difesa comprende due sezioni: la prima è quella dedicata alla ricerca. Per la prima volta nella sua storia, l'Ue ha concesso sovvenzioni destinate alla ricerca collaborativa in tecnologie e prodotti per la difesa innovativi, interamente e direttamente finanziate dal bilancio comunitario. I progetti ammissibili al finanziamento si concentreranno sui settori prioritari precedentemente concordati dagli Stati membri e possono comprendere l'elettronica, i metamateriali, i software cifrati o la robotica.

90 milioni fino al 2019, poi molti di più
Scendendo più nel dettaglio, scartabellando i protocolli Ue, scopriamo che sono stati stanziati 90 milioni fino alla fine del 2019, 25 dei quali solo quest'anno. È già stato pubblicato un invito a presentare proposte per progetti nel settore dei sistemi senza pilota in ambiente navale e dei sistemi per i soldati. La firma delle prime convenzioni di sovvenzione è prevista per la fine dell'anno. Dal 2020 gli euro saranno invece 500 milioniNel 2018 la Commissione proporrà un programma Ue specifico di ricerca nel settore della difesa con una dotazione annua stimata di 500 milioni, che renderà l'Europa uno dei maggiori investitori nella ricerca nel settore della difesa.

La seconda sezione del Fondo: lo sviluppo
La seconda sezione del Fondo è dedicata invece allo sviluppo e all'acquisizione, che tradotto significa che il Fondo introdurrà incentivi affinché gli Stati membri cooperino nello sviluppo congiunto e nell'acquisizione di tecnologie e materiali di difesa attraverso il cofinanziamento a titolo del bilancio Ue e il sostegno pratico della Commissione. I Paese potranno ad esempio investire congiuntamente nello sviluppo della tecnologia dei droni o della comunicazione via satellite, o acquistare in blocco elicotteri per ridurre i costi. Saranno ammissibili solo i progetti collaborativi e una parte della dotazione complessiva sarà destinata ai progetti che comportano la partecipazione transfrontaliera delle PMI.

500 milioni per il 2019 e il 2020, poi 1 miliardo l'anno
Bruxelles metterà sul piatto 500 milioni per il 2019 e il 2020 nel quadro di un programma specifico di sviluppo del settore industriale della difesa, e 1 miliardo l'anno dopo il 2020. Il programma incentiverà i finanziamenti nazionali con un effetto moltiplicatore atteso pari a cinque e dunque, secondo i calcoli degli euroburocrati, potrebbe generare investimenti complessivi nello sviluppo di capacità di difesa pari a 5 miliardi l'anno.

Pinotti: "Grande accelerazione dovuta a Brexit, Trump e terrorismo"
Il nostro ministro della Difesa, Roberta Pinotti, intanto spinge sull'acceleratore: "Negli ultimi dodici mesi il percorso fatto per l'integrazione della difesa europea è stato molto più attivo che nei precedenti 60 anni" ha detto intervenendo davanti alle Commissioni riunite Difesa e Attività produttive della Camera per una audizione nell'ambito dell'esame della proposta di regolamento relativa al programma europeo di sviluppo del Fondo. Questa accelerazione è dovuta, secondo la ministra Pinotti, ad alcune "spinte esterne", come la Brexit, l'elezione di Trump e le minacce terroristiche, ma anche ad una "nuova volontà politica", proprio ora che siamo alla vigilia di appuntamenti significativi: "A novembre, la prossima settimana, vi è una riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa per varare la cooperazione rafforzata e a dicembre la riunione dei capi di governo che dovrebbero approvarla".

Il nodo da sciogliere: chi gestisce il Fondo, e come?
Su questo sfondo, "se non creiamo una capacità di gestione del processo, la volontà politica innescata rischia di fermarsi", ha sottolineato Pinotti, secondo la quale, in particolare, la Commissione Ue dovrebbe porsi la questione di "come gestire le nuove risorse mobilitate». L'importanza del Fondo europeo per la difesa, ha sottolineato peraltro Pinotti, "sta nella scelta di farlo, non nella sua entità, perché in passato non si potevano finanziare progetti di difesa e non ci poteva essere un riferimento esplicito nella presentazione dei progetti». La ministra ha ipotizzato, tra l'altro, l'accentramento della gestione in una unica struttura amministrativa, l'assegnazione di maggiori funzioni alla riunione dei ministri europei della difesa e la creazione di una commissione dedicata alla difesa nel Parlamento europeo. Pinotti, tra l'altro, ha salutato la nomina, ieri, del generale Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa, quale presidente dello European Union Military Committee (il Comitato militare dell'Unione europea): "Credo - ha detto - sia un segnale importante, credo anche del riconoscimento del lavoro che l'Italia ha fatto sulla difesa europea e per tutta la difesa italiana sempre molto presente nelle missioni europee".