Chi è David Brock, il «tessitore» silenzioso della propaganda anti-Trump
Prima di area repubblicana, poi 'convertito' al verbo democratico. Prima ostile ai Clinton, poi loro fedelissimo. Chi è David Brock, l'uomo che vuole portare Trump al tracollo

WASHINGTON - La bufera sul presunto ruolo della Russia nell'interferire con la campagna elettorale americana, le dimissioni di Michael Flynn, le accuse al ministro della Giustizia Sessions e quindi allo stesso Trump per aver incontrato l'ambasciatore russo prima del suo insediamento, la guerra dei media, i dossier scottanti e molto altro. Il fuoco incrociato sotto cui si trova il nuovo Comandante in Capo degli Stati Uniti d'America sembra avere più artefici: politica, media, agenzie, apparati. Ma forse c'è qualcuno capace di tirare le fila e catalizzare il dissenso: il suo nome è David Brock, fedelissimo (ovviamente) di Bill e Hillary Clinton.
Chi è David Brock
Ma chi è questo Brock? Il suo nome, piuttosto noto negli States, suona più o meno sconosciuto nel resto del mondo, perché è solito giocare prevalentemente da dietro le quinte. Si tratta infatti di uno dei maggiori influencer del Partito democratico americano, che iniziò la sua carriera vicino alla destra repubblicana come reporter, salvo poi diventare una pietra di diamante per la propaganda di sinistra.
Rimettere in piedi i democratici
Basta dare uno sguardo a Politico, network americano informatissimo sulle vicissitudini di Washington, per rendersi conto di quale peso potrebbe avere Brock nella campagna di propaganda contro l'attuale Presidente Usa. Innanzitutto, l'influencer starebbe compiendo un grande sforzo presso i donatori e i sostenitori dei democratici, per impedire che i Repubblicani seppelliscano definitivamente i propri rivali nelle competizioni statali. La missione, condotta anche grazie a un gruppo chiamato State Innovation Exchange (Six), avrebbe l'obiettivo di annullare il vantaggio dei repubblicani nelle campagne di livello statale e nei dibattiti politici. Si parla anche di un'ambiziosa iniziativa di riorganizzazione del partito, sostenuta anche dall'ex presidente Barack Obama e dal suo ex procuratore generale Eric Holder.
Un impero di tutto rispetto
Sempre secondo Politico, Brock e alcuni dei più grandi finanziatori della sinistra Usa starebbero cercando di raccogliere ben 40 milioni di dollari nel 2017. Del resto, il network dell'influente democratico è mastodontico: comprende infatti Media Matters, un sito liberal di «controllo e verifica» delle news, oggi impegnatissimo a fare le pulci a Donald Trump; ShareBlue, un portale liberal di informazione che il New York Times ha definito la «macchina del fango di Hillary Clinton», American Bridge, un'organizzazione di ricerca che controlla l'operato dei Repubblicani, Citizens for Responsibility and Ethics in Washington (CREW), che conduce cause legali.
Gli attacchi contro Trump
E' ancora Politico a sostenere che Brock stia sfoderando i suoi assi nella manica per «finanziare attacchi contro Donald Trump», oltre che per ricostruire la sinistra, uscita clamorosamente sconfitta dalle ultime elezioni. L'influencer avrebbe invitato i maggiori donatori del Partito democratico – tra cui «sua maestà» George Soros –, a partecipare a un ritiro a Palm Beach allo scopo di riconoscere gli errori compiuti nella campagna del 2016 e porvi rimedio.
La trama contro Trump
Non è solo Politico a parlarne. In rete si trovano qua e là tracce del presunto impegno di Brock a screditare Trump. C'è chi dice che abbia contribuito, ad esempio, a organizzare la «marcia delle donne» dopo l'elezione del tycoon, o che sia in programma ad aprile un evento per segnalare l'oscurantismo del tycoon. Addirittura, l'obiettivo concreto della «trama» sarebbe arrivare all'impeachment entro il 2020. Un piano dettagliatissimo, secondo Sputnik, che includerebbe anche la bollente campagna contro le fake news condotta grazie a Facebook.
Prima contro i Clinton, adesso loro fedelissimo
Ma la fama di Brock lo precede. Quando ancora militava nel campo repubblicano, la sua regia sarebbe stata in qualche misura riconoscibile in scandali quali il «Troopergate» (alcuni agenti dell'Arkansas testimoniarono di aver organizzato alcuni incontri sessuali per l'allora governatore Bill Clinton), il Whitewater (legato ad investimenti immobiliari di Bill e Hillary Clinton e di alcuni soci in Arkansas) e sulla vicenda Lewinsky. Quindi, la conversione democratica e il sostegno indiscusso a Hillary, anche sul caso Bengasi. Ora, a doverlo temere non sono più i Clinton, ma Donald Trump. A cui Brock, visti i precedenti, potrebbe giocargli ancora qualche brutto tiro.
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