25 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Presidenziali USA 2016 | Convention Repubblicana

Per una notte tutti con Trump

Il New York Times ha sottolineato che, almeno per una notte, il Grand Old Party si è mostrato unito: a emergere non sono stati tanto i temi, quanto la volontà di sostenere Donald Trump come candidato alle elezioni presidenziali e quella di combattere, in tutti i modi, la democratica Hillary Clinton.

CLEVELAND - Il programma della seconda serata alla convention repubblicana di Cleveland prevedeva un focus su economia e lavoro, sotto il titolo: «Make America Work Again». La realtà è stata in parte diversa, come scritto dal New York Times, che ha sottolineato che, almeno per una notte, il Grand Old Party si è mostrato unito: a emergere non sono stati tanto i temi, quanto la volontà di sostenere Donald Trump come candidato alle elezioni presidenziali e quella di combattere, in tutti i modi, la democratica Hillary Clinton.

L'establishment è ora con Trump
Non lo volevano, lo hanno combattuto. In privato, mostrano ancora di non sopportarlo. Ma sin dai primi minuti della serata, domate le ultime proteste del movimento anti-Trump, è emersa la volontà collettiva di sostenerlo per quello che è, ovvero l'uomo scelto come candidato repubblicano alla presidenza. I delegati lo hanno fatto non solo perché le regole li obbligavano a farlo, ma anche perché era politicamente necessario. Il partito non deve e non può sabotare la candidatura di Trump: se perderà, dovrà farlo avendo avuto un partito a suo sostegno fino all'ultimo.

Il candidato differente
Dieci minuti di discorso di Paul Ryan, lo speaker (il presidente) della Camera statunitense, che in passato ha criticato il candidato repubblicano, hanno dimostrato in maniera lampante che Trump è davvero diverso dagli altri. Ryan ha pronunciato il classico discorso di un politico navigato, capace di unire le varie correnti del partito. Il discorso certamente non più originale della storia delle convention, ma di certo completamente diverso da qualsiasi discorso di Trump o di uno dei suoi sostituti. Il discorso di Ryan ci ricorda di quanto Trump sia un candidato non convenzionale, la qualità che gli ha permesso di arrivare da vincente a Cleveland, ma che potrebbe essere un limite nella corsa alla Casa Bianca.

Tutto ok con i figli
Dopo le polemiche sul discorso della moglie, Melania Trump, accusata di aver copiato quello di otto anni fa di Michelle Obama, due dei figli del candidato hanno pronunciato tra i discorsi più efficaci e sinceri della serata. Tiffany Trump, 22 anni, figlia di Donald e della sua seconda moglie, ha raccontato alcuni aneddoti sul loro rapporto, ovvero il tipo di argomento che inaspettatamente è mancato nel discorso di Melania. Donald Trump Jr., vicepresidente esecutivo di The Trump Organization, ha fatto un lungo racconto biografico del padre, con qualche accenno di politica economica trumpiana.

Il messaggio di Christie
Il governatore del New Jersey, Chris Christie, è notoriamente competitivo, per questo non è certo sorprendente che sia rimasto deluso dalla mancata candidatura come vicepresidente di Trump, che gli ha preferito un altro governatore, quello dell'Indiana: Mike Pence. Il discorso di Christie, scrive il New York Times, è sembrato fatto apposta per instillare, in Trump, il dubbio di aver sbagliato. In contrasto con i modi gentili di Pence, Christie ha messo in piedi un 'processo' contro Hillary Clinton, approfittando del suo passato da procuratore federale. Non è difficile ricordare che, in passato, Trump aveva detto di volere un "cane d'attacco" come vicepresidente: Christie lo è, al contrario di Pence.