Dopo la sconfitta, gli attacchi di Hillary a Sanders
Non c'è dubbio, è stato un dibattito feroce e combattuto fino all'ultimo. Con un Bernie Sanders tagliente (ma meno del solito) e Hillary Clinton sotto pressione
NEW YORK - Non c'è dubbio, è stato un dibattito feroce e combattuto fino all'ultimo. Con un Bernie Sanders tagliente (ma meno del solito) e Hillary Clinton, con un vestito verde pistacchio, che spesso si è mostrata impaziente, perché sapeva di arrivare al confronto in un momento molto delicato. I due sapevano che il dibattito di ieri sera a Milwaukee, Wisconsin, trasmesso da Pbs sarebbe stato un buon punto di partenza per conquistare la South Carolina, prossimo appuntamento con le primarie (il 27 febbraio) dopo il caucus del Nevada il 20 febbraio.
Nuova strategia
Colpita e affondata in New Hampshire, Clinton ha puntato tutto su un nuovo gruppo di elettori, in uno Stato, la South Carolina, dove le minoranze sono molto forti. E secondo il Washington Post e altri media americani ha fatto centro. Quello di ieri sera è stato il suo miglior dibattito: nel corso della prima mezz'ora ha infatti messo in difficoltà il suo sfidante. Il concetto di fondo? Sanders promette cose bellissime che tuttavia sono solo ideali e restano per la maggior parte inattuabili. Il grande scontro tra i due è stato soprattutto sulle proposte di rivoluzione del welfare di Sanders (università e sanità pubbliche). «Non si tratta di matematica, si tratta della vita delle persone - ha detto Clinton -, ogni economista progressista che ha analizzato sostiene che i numeri non tornato». La risposta di Sanders: «Non capisco di quali economisti Clinton stia parlando. Ma le sue considerazioni sono inaccurate».
Elementi interessanti
Ma il sesto dibattito, il secondo faccia a faccia dopo l'uscita di Martin O'Malley, ha mostrato altri elementi interessanti. Da una parte Sanders doveva far vedere maggiore forza nell'attirare i consensi delle minoranze. E secondo il New York Times non ce l'ha fatta. Dall'altra Clinton avrebbe dovuto mostrare un cambio di passo, in un momento in cui aumentano i dubbi sulla reale forza della sua candidatura. I due oltre ai temi di politica interna hanno discusso molto di esteri, una materia in cui Sanders è spesso stato carente rispetto a Clinton. Così il senatore del Vermont ha provato ad attaccare: «Nel 2014 a Cnn Clinton disse che i bambini che entrano negli Stati Uniti dal Sudamerica devono essere mandati indietro. Io dico che sono bambini e dobbiamo accoglierli». Clinton ha corretto il tiro: «Ho detto che questi bimbi devono essere controllati e che bisogna dire ai loro genitori che non devono farli partire, mettendoli nelle mani dei trafficanti».
Le minoranze
L'ex segretario di Stato con grande abilità, ogni volta che veniva attaccata da Sanders riportava il discorso sul suo punto di forza: le minoranze. «È vero, Wall Street, le case farmaceutiche e le società petrolifere hanno troppo potere, dobbiamo fermarle, ma ci sono anche Flint (il paese del Michigan colpito dalla crisi dell'acqua potabile al piombo, ndr.), il razzismo, il sessismo, la comunità Lgbt. Dobbiamo togliere ogni barriera», ha detto Clinton. Il senatore è infatti popolare tra i giovani, alcune fasce di operai bianchi, il 60% dei liberal. Non tra gli afroamericani e sudamericani. Clinton invece conquista i consensi delle persone più anziane e più ricche ma anche delle minoranze. E Sanders lo sa: «Bisogna spingere le persone che non hanno mai votato o non votano da tempo a farlo. È su questo che si vince», ha detto il democratico.
Politica estera
In politica estera si è parlato di Siria, entrambi convinti che sia un buon passo l'accordo Stati Uniti-Russia sul cessate il fuoco, ma Clinton ha sottolineato come servano delle condizioni stringenti con Mosca. Sull'Iran Sanders e Clinton si sono scontrati: il senatore si è mostrato più possibilista su una normalizzazione dei rapporti, Clinton ha detto: «Prima devono smetterla di sostenere il terrorismo, di destabilizzare la regione, di armare Hezbollah e Hamas che poi colpisce con i razzi Israele».
Obama onnipresente
Infine onnipresente nel dibattito il presidente. Clinton ha duramente attaccato Sanders per aver attaccato Obama. Lui ha risposto di sostenere Obama da sempre ma di voler avere la possibilità di essere critico. «Questi attacchi si possono sentire da un repubblicano ma non da uno del partito democratico», ha continuato Clinton definendosi leale con Obama (che di recente ha fatto capire indirettamente di appoggiarla). Spesso i due sono ritornati sul tema degli afroamericani. «Un bambino afroamericano ha una possibilità su quattro di finire in galera. Questo è oltre l'indicibile». Clinton ha risposto che è vero ma che con Obama sono stati fatti «grandi progressi». Infine le due moderatrici di Pbs hanno chiesto quali fossero i due leader di riferimento per entrambi, uno americano, l'altro straniero. Clinton ha ribadito il legame con il presidente citando proprio Obama e Nelson Mandela. Sanders, invece, ha stupito: da una parte Franklin D. Roosevelt, dall'altra Winston Churchill, «un conservatore certo, ma pur sempre un grande leader».
(Con fonte Askanews)
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