31 luglio 2025
Aggiornato 09:30
Almeno 67 in circostanze certamente legate al loro lavoro

2015, anno nero per la stampa: 110 giornalisti uccisi nel mondo

Un totale di 110 giornalisti sono rimasti uccisi nel mondo nel 2015. L'ha riferito oggi Reporter senza frontiera, avvertendo che la maggior parte di loro è stata colpita deliberatamente per il proprio lavoro in paesi cosiddetti pacifici

ROMA - Un totale di 110 giornalisti sono rimasti uccisi nel mondo nel 2015. L'ha riferito oggi Reporter senza frontiera, avvertendo che la maggior parte di loro è stata colpita deliberatamente per il proprio lavoro in paesi cosiddetti «pacifici». Sono 67 i giornalisti morti nell'esercizio delle loro funzioni, mentre altri 43 sono morti in circostanze ancora non del tutto chiarite. Inoltre, 27 «citizen-journalist» non professionisti e sette altri operatori dei media sono stati ammazzati.

Bilancio grave
Il bilancio grave è «ampiamente attribuibile a deliberate violenze contro giornalisti» e dimostra il fallimento delle iniziative per proteggere gli operatori dei media, spiega il rapporto annuale di Rsf, chiedendo alle Nazioni unite di muoversi. In particolare, il rapporto accende un faro sul crescente ruolo di «gruppi non statali» - a partire dai jihadisti legati all'Isis - nel perpetrare atrocità contro i giornalisti. Nel 2014 due terzi dei giornalisti uccisi sono caduti in zone di guerra. Nel 2015 è stato l'esatto opposto: "Due terzi sono morti in paesi 'in pace'».

Serve meccanismo di protezione
Il segretario generale di Rsf Christophe Deloire ha definito «assolutamente essenziale» la creazione di un meccanismo specifico di protezione dei giornalisti. I 67 del 2015 portano a 787 i giornalisti assassinati nel corso del loro lavoro dal 2005, spiega ancora l'organizzazione con base a Parigi. Nel 2014 c'erano state 66 di queste vittime. I posti più pericolosi al mondo restano l'Iraq e la Siria, con 11 e 10 vittime rispettivamente. Ma al terzo posto c'è la Francia, con gli otto giornalisti assassinati dall'aggressione jihadista a Charlie Hebdo.

(Con fonte Askanews)