19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Media Usa contestano la veridicità del video

I dubbi sulla morte del numero due dell'Isis si moltiplicano

Dubbi sul video che secondo il governo iracheno descriverebbe il raid in cui è stato ucciso il numero due dello Stato Islamico (Isis), Alaa al Afri. Il sito Daily Beast mette in dubbio la versione fornita da Baghdad.

BAGHDAD (askanews) - Dubbi sul video che secondo il governo iracheno descriverebbe il raid in cui è stato ucciso il numero due dello Stato Islamico (Isis), Alaa al Afri.

AL AFRI UCCISO IN UN RAID? - Ieri il ministero della Difesa iracheno ha riferito Al Afri è stato ucciso in un raid su una moschea in una località a Nord della città settentrionale irachena di Tal Afar e ha pubblicato a corredo della notizia. Il problema è che lo stesso video «risale in realtà al 4 maggio e si riferisce a un'attacco aereo della coalizione a Mosul», circa una sessantina di chilomteri dal luogo dove sarebbe avvenuto il presunto raid. E' quanto scrive oggi «The Daily Beast», sito web di informazione statunitense che mette in dubbio l'annuncio di Baghdad pur non escludendo che il leader jihadista possa essere effettivamente morto.

LA PROVA CONTRARIA - Il sito fa quindi notare che venerdì scorso (l'8 maggio) lo stesso al-Afri aveva tenuto il sermone in una moschea di Mosul, come confermato da un video diffuso in rete dai jihadisti. Circostanza che rende praticamente «impossibile che il video diffuso (dagli iracheni) possa riferirsi alla morte del numero due» del Califfato nero.

TANTI I DUBBI - «The Daily Beast» contesta pertanto la versione di Baghdad senza escludere che al Afri possa davvero essere morto. Del resto, ieri, il Comando centrale statunitense (CentCom) ha negato che un aereo della coalizione abbia colpito una moschea nell'attacco in cui, secondo il ministero della Difesa iracheno, sarebbe stato ucciso al Afri. CentCom, che sovrintende gli attacchi aerei contro l'Isis in Iraq e Siria, ha affermato: «Noi possiamo confermare che un aereo della coalizione non ha colpito una moschea come alcuni organi di stampa hanno ipotizzato».