24 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Da Washington, il sindaco di NY vuole condizionare la campagna elettorale

De Blasio dichiara guerra alle disuguaglianze

Non partecipa alla corsa verso la Casa Bianca, ma Bill de Blasio ha tutte le intenzioni di condizionare la campagna per le presidenziali americane del 2016. E lo fa unendo le forze con la senatrice Elizabeth Warren e l'economista Joseph Stiglitz.

NEW YORK (askanews) - Non partecipa alla corsa verso la Casa Bianca, ma Bill de Blasio ha tutte le intenzioni di condizionare la campagna per le presidenziali americane del 2016. E lo fa unendo le forze con la senatrice Elizabeth Warren e l'economista Joseph Stiglitz.

Via le inuguaglianze
Il sindaco di New York arriva davanti al Congresso americano per rilanciare su scala nazionale il cuore portante della sua campagna: ridurre le inuguaglianze. Colui che cerca di diventare un leader nazionale per i progressisti, sceglie Washington Dc per convincere i legislatori a spostarsi a sinistra. E per portare Hillary Clinton, la candidata democratica alle presidenziali del 2016, a fare altrettanto.

Vuole accendere il dibattito sul tema
Insomma, de Blasio vuole accendere il dibattitto tra i democratici proprio mentre Warren - che ha escluso una candidatura alle presidenziali, nonostante siano in molti a chiedere la sua discesa in campo - ha preso di mira gli accordi commerciali su cui sta lavorando il presidente Barack Obama. De Blasio vuole condizionare quel dibattitto senza però opporsi direttamente alla front-runner principale (Clinton), di cui per altro il sindaco di NY è stato il manager della campagna per portarla al Senato nel 2000. Il tutto si verifica mentre Stiglitz, premio Nobel nel 2011, presenta «Rewriting the Rules for the American Economy: an Agenda for Shared Prosperity», uno studio che va alla radice del divario tra ricchi e poveri che si è ampliato negli ultimi 35 anni.

Per la classe media
De Blasio viene criticato nella sua città per non fare dei problemi locali la sua priorità e per essere sempre in viaggio: quando sarà tornato a casa dalla California, dove se ne andrà dopo la due giorni a Washington Dc per tornare a parlare di inuguaglianze economiche, avrà trascorso almeno 10 degli ultimi 31 giorni al di fuori di New York. Ma il primo cittadino italo-americano, come recita il discorso preparato per l'evento odierno, si difende: «La lotta per migliorare lo status dei newyorchesi e per aiutare a ricostruire la classe media newyorchese non finisce ai confini della mia città. Quel che succede - o non succede - a Washington fa una differenza enorme per i miei 8,5 milioni di elettori a casa».

Agenda in 13 punti
Per questo presenta un'agenda in 13 punti ribattezzata «The Progressive Agenda to Combat Income Inequality». Sulla scia del «Contract with America» usata dai repubblicani nel 1994 - quando stavano recuperando il favore dell'elettorato che poi li avrebbe portati a riaggrappare la maggioranza alla Camera per la prima volta dal 1952 - l'agenda di de Blasio arriva in un momento in cui non c'è una particolare coesione tra i democratici, che faticano a definire la strada da seguire negli ultimi due anni di presidenza Obama. A sottoscrivere quell'agenda ci sono anche personaggi famosi come Steve Buscemi, Susan Sarandon, Alan Cumming e Danny Glover.

Creare più storie di successo
De Blasio non vuole «punire il successo ma [vuole] creare più storie di successo». Il sindaco di New York vuole rilanciare l'idea del Sogno Americano: «Vogliamo che ogni bambino cresca in una società che dica: 'se sei disposto a lavorare sodo, hai una chance di vivere i tuoi sogni'. Per generazioni, questa era la promessa nella mia città di New York. Era la definizione dell'American dream. Ma per troppi quella promessa, quel sogno, è lentamente venuto meno».

Imponente crisi della disuguaglianza economica
 Definendo «imponente» la crisi della disuguaglianza economica, de Blasio ha però spiegato che «è alla nostra portata per risolverla e per fare la differenza. E non lo faremo mai dall'alto al basso. Quell'approccio non funziona mai. Lo faremo come una forza progressista, città per città, vicinato per vicinato, ascoltando le persone che ci hanno eletto per fare i cambiamenti di cui hanno fame». De Blasio promette una «nazione giusta» e un'economia «che funzioni nuovamente per ognuno». Gli fa eco Stiglitz, che nello studio commissionato dal gruppo di ricerca newyorchese Roosevelt Institute - affiliato alla Franklin and Eleanor Roosevelt Presidential Library - spiega come «uguaglianza e performance economica sono complementari e non forze opposte». Gli sforzi di de Blasio si verificano nel giorno in cui proprio Obama, dalla Georgetown University, è tornato a fare pressioni affinché cresca l'attenzione sulla povertà: «E' possibile non solo rifocalizzare l'attenzione sulla disuguaglianza ma anche colmare una parte del divario. Non siate cinici, non crediate che non ci sia nulla che possiamo fare».