2 ottobre 2025
Aggiornato 07:00
Stati Uniti

Obama vuole «sistemare» la questione razziale

Le vicende di Ferguson e di New York stanno riportando l'attenzione degli Stati Uniti sulla questione razziale e le migliaia di persone che protestano per le strade non vedono il presidente Barack Obama - il primo afroamericano alla Casa Bianca - come il paladino della giustizia razziale che servirebbe in questo momento. Intanto gli USA dicono basta a perquisizioni su base razziale.

NEW YORK - Le vicende di Ferguson e di New York stanno riportando l'attenzione degli Stati Uniti sulla questione razziale e le migliaia di persone che protestano per le strade non vedono il presidente Barack Obama - il primo afroamericano alla Casa Bianca - come il paladino della giustizia razziale che servirebbe in questo momento.
«Per Obama questa è una opportunità enorme. Essere ricordato per un intervento in un'area che affligge i cittadini afroamericani da decenni», ha detto Janai Nelson della National Association for the Advancement of Colored People, una delle storiche associazioni che si batte per i diritti della minoranza nera. Ma come racconta il New York Times, il presidente continua a temporeggiare. E se qualcuno lo accusa di non fare abbastanza lui risponde di aver fatto tutto il possibile. Alcuni raccontano che «in privato la sua reazione è stata molto più forte» sia sul caso di Michael Brown che su quella di Eric Garner.

Un «imperativo» per il Presidente
Diversi consiglieri della Casa Bianca sostengono che «sistemare» la questione razziale è un imperativo per il presidente negli ultimi due anni del suo mandato. «Abbiamo una grande opportunità adesso, non solo a New York e a Ferguson ma in tutti gli Stati Uniti», ha detto in una intervista Valerie Jarrett, un consigliere di Obama.

Gli USA dicono basta a perquisizioni su base razziale
Dopo le indiscrezioni su un piano di riforma della polizia federale e delle pratiche usate per l'analisi e il controllo dei sospetti, ieri il segretario alla Giustizia Eric Holder ha annunciato che le forze dell'ordine federali degli Stati Uniti non potranno più fermare e perquisire (senza alcuna prova) persone in base alla loro appartenenza religiosa, al loro sesso, alla loro origine e al loro orientamento sessuale.
La decisione è stata presa dopo mesi di analisi e studi e arriva dopo le proteste causate dall'uccisione da parte della polizia di un 18enne disarmato afroamericano a Ferguson, Missouri, e di un 43enne afroamericano a New York. La decisione del Gran giurì di non far aprire un processo nei confronti dei due agenti coinvolti ha aperto un dibattito nazionale sulle discriminazioni razziali.
Le vecchie regole (in vigore dal 2003) permettevano a livello federale di fermare persone senza alcuna prova solo in base alla loro appartenenza etnica. Le nuove politiche si applicheranno anche al dipartimento per la Sicurezza nazionale e alla polizia di frontiera, con eccezione degli aeroporti;saranno escluse le missioni del Secret service.
La mossa di Holder segue quella fatta da altre città, con New York in prima fila, dove si sta cercando di porre fine allo «Stop and Frisk», una pratica di fermo e perquisizione fatta su base razziale dalla polizia. I dati dicono che oltre il 90% delle persone fermate sono di etnia afroamericana o sudamericana e che la maggior parte di questi controlli non portano all'arresto.