In Nigeria team di esperti USA per trovare le 220 ragazze rapite da Boko Haram
Insieme a quella americana è arrivata anche una squadra britannica che comprende diplomatici ed esperti del ministero della Difesa. «Si occuperà anche delle soluzioni anti-terrorismo a lungo termine per impedire simili attacchi in futuro e per sconfiggere Boko Haram», ha affermato in un comunicato del Foreign Office. Anche Cina e Francia hanno proposto il loro aiuto
ABUJA – Gli Stati Uniti hanno inviato un team di specialisti americani in Nigeria, per aiutare nelle ricerche delle 220 studentesse rapite dal gruppo terrorista Boko Haram. Lo ha confermato l'ambasciata Usa. Nei giorni scorsi le autorità americane avevano assicurato al governo nigeriano sostegno logistico e di intelligence per ritrovare le studentesse rapite a metà aprile.
ESPERTI DI ANTITERRORISMO - «Sono arrivati. La squadra è in Nigeria», ha dichiarato all'Afp Rhonda Ferguson-Augustus, portavoce dell'ambasciata americana senza fornire precisazioni. Insieme a quella americana è arrivata in Nigeria anche una squadra britannica che comprende diplomatici ed esperti del ministero della Difesa. «Si occuperà anche delle soluzioni anti-terrorismo a lungo termine per impedire simili attacchi in futuro e per sconfiggere Boko Haram», ha affermato in un comunicato del Foreign Office. Anche Cina e Francia hanno proposto il loro aiuto, tramite la condivisione di informazioni raccolte dall'intelligence e dai satelliti e l'invio di specialisti.
GOODLUCK, INIZIO DI FINE BOKO HARAM - Intervenendo oggi al «Forum economico per l'Africa», il presidente nigeriano Goodluck Jonathan ha ribadito che il suo Paese è «completamente impegnato a ritrovare queste giovani ragazze. Penso che il rapimento di queste ragazze sarà l'inizio della fine del terrorismo in Nigeria», ha detto il presidente della Nigeria, intervenendo al World Economic Forum (Wef), che si è aperto ieri ad Abuja, ringraziando Stati Uniti, Cina e diversi paesi europei per l'aiuto offerto per ritrovare le oltre 200 studentesse rapite.
IPOTESI MEDIAZIONE - Intanto un ex mediatore nigeriano ha spiegato, in un'intervista esclusiva al Telegraph, che il vero obiettivo del gruppo islamista Boko Haram è quello di barattare le ragazze con alcuni comandanti islamisti detenuti dalle autorità della Nigeria. Shehu Sani, che in passato aveva mediato per una tregua delle operazioni belliche di Boko Haram, si è detto convinto che il video nel quale Boko Haram minaccia di vendere come schiave le 200 ragazze rapite ad aprile è proprio la prova che i sequestratori, piuttosto che ucciderle, le stanno usando come merce di scambio. Secondo lui, il messaggio del leader di Boko Haram, Abubakar Shkau, è solo un tentativo di raggiungere il governo nigeriano per proporgli una un negoziato. «Se si guarda ai fatti - ha spiegato Sani - queste ragazze sono già prigioniere da tre settimane ed è possibile rilevare nelle parole di Shekau un tono conciliatorio, non ha detto che le ucciderà (...) . Per quel che io conosco di questo gruppo, il video è la prova che la questione può essere risolta. Molto probabilmente garantiranno il rilascio delle prigioniere dietro qualche condizione, ad esempio la liberazione di alcuni prigionieri».
VATICANO, CONDANNA PIU' FERMA - Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in una dichiarazione ha condannato il rapimento: «Il sequestro di un gran numero di ragazze giovanissime da parte dei terroristi di Boko Haram si aggiunge alle altre forme orribili di violenza che da tempo caratterizzano l'attività di questo gruppo in Nigeria. La negazione di ogni rispetto per la vita e per la dignità delle persone, anche le più innocenti, vulnerabili e indifese, richiede la condanna più ferma e suscita la compassione più accorata per le vittime, e l'orrore per le sofferenze fisiche e spirituali e le umiliazioni incredibili che vengono loro inflitte. Ci uniamo ai moltissimi appelli per la loro liberazione e la loro restituzione a una condizione normale di vita. Speriamo e preghiamo che la Nigeria, grazie all'impegno di tutti coloro che possono contribuirvi, trovi la via per porre termine a una situazione di conflitto e terrorismo odioso, fonte di incalcolabili dolori».
MICHELLE OBAMA SU #BRINGBACKOURGIRLS - Tre settimane dopo il rapimento di 257 ragazze in una scuola del nord della Nigeria da parte del gruppo terrorista islamico Boko Haram, la campagna lanciata attraverso l'hashtag #BringBackOurGirls dalla giovane attivista pakistana Malala sta coinvolgendo sempre più celebrità, oltre ad avere avuto oltre un milione di retweet. Michelle Obama è tra le ultime ad aver deciso di usare Twitter per esprimere il proprio sostegno. La First Lady americana ha pubblicato ieri una foto con lo slogan, accompagnata dalle parole: «Le nostre preghiere vanno alle ragazze nigeriane scomparse e alle loro famiglie». Parallelamente, diversi attori hollywoodiani tra cui Ashton Kutcher, Justin Timberlake, Sean Penn e Bradley Cooper hanno coniato un altro hashtag, ricordando ai fan che #RealMenDontBuyGirls, i veri uomini non comprano le ragazze. Boko Haram aveva infatti annunciato di volere #BringBackOurGirvendere le ragazze al mercato in nome di Allah#BringBackOurGirls. In tutto il mondo, ad Abuja, Washington, Los Angeles, Dublino e Londra gruppi di manifestanti sono scesi in strada o si sono ritratti in foto con magliette rosse, in una campagna dal titolo Wear Read, a simboleggiare l'orrore per l'atto terroristico e richiedere il rilascio immediato delle giovani. Ulteriori proteste sono in programma nei prossimi giorni in Gran Bretagna, Stati Uniti, Sud Africa, Giamaica e Svizzera.
BAN KI-MOON, PROFONDAMENTE PREOCCUPATO - Il Segretario Generale delle Nazioni Unite si è detto «profondamente preoccupato» per la sorte delle ragazze nigeriane recentemente rapite nello stato del Borno in Nigeria e «condivide l'angoscia dei familiari delle ragazze e del popolo nigeriano in questo momento traumatico». Ban Ki-moon, si legge in una nota diffusa dal suo portavoce, ribadisce che «colpire i bambini e le scuole è contro il diritto internazionale e non può essere giustificato in nessuna circostanza». Il Segretario Generale sta seguendo da vicino la situazione e assicura l'impegno continuo delle Nazioni Unite nel sostenere gli sforzi che la Nigeria porta avanti per far fronte alle sfide interne. Il Segretario Generale ricorda alla parti coinvolte che i diritti umani e il diritto umanitario internazionale devono essere pienamente rispettati.
CORTE PENALE INTERNAZIONALE, GIURISDIZIONE NOSTRA - Il procuratore della Corte Penale internazionale, Fatou Bensouda, ha detto che il sequestro delle studentesse nigeriane potrebbe rientrare nelle competenze della Corte. «Simili atti feriscono la coscienza dell'umanità e potrebbero costituire dei crimini di competenza della corte penale internazionale», ha assicurato Bensouda in un comunicato. Secondo il principio di complementarietà, la Cpi non può perseguire i presunti responsabili di genocidio, crimini contro l'umanità o crimini di guerra se non quando la giustizia nazionale non ha la capacità o si trova nell'impossibilità di condurre a termine un'inchiesta.
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