Yoani Sanchez: Ho resistito e l'ho pagata
La blogger cubana era stata arrestata l'altro ieri assieme al marito, il giornalista dissidente Reinaldo Escobar, a Bayamo, a 750 chilometri a sud-est dell'Avana, dove intendeva assistere al processo di un giovane politico spagnolo, Angel Carromero, accusato di omicidio dopo la morte in un incidente stradale dei dissidenti Oswaldo Paya e Harold Cepero
L'AVANA - «Hanno cercato di denudarmi, ma ho resistito e ho pagato per questo», racconta la blogger dissidente cubano Yoani Sanchez, in una testimonianza diffusa da alcuni quotidiani internazionali con cui collabora, dopo 30 ore di detenzione da parte delle autorità cubane. Sanchez era stata arrestata l'altro ieri assieme al marito, il giornalista dissidente Reinaldo Escobar, a Bayamo, a 750 chilometri a sud-est dell'Avana, dove intendeva assistere al processo di un giovane politico spagnolo, Angel Carromero, accusato di omicidio dopo la morte in un incidente stradale dei dissidenti Oswaldo Paya e Harold Cepero.
CREDEVAMO CHE L'UDIENZA FOSSE PUBBLICA - «Hanno voluto impedire che raggiungessi il luogo dove si teneva il processo ad Ángel Carromero», spiega la blogger. «Erano le cinque della sera del 4 ottobre, un ampio spiegamento di forze di polizia nei pressi della città di Bayamo ha fermato l'auto sulla quale viaggiavo con mio marito e un amico. 'Voi volete boicottare il processo', ci ha detto un uomo in divisa poco prima di arrestarci».
«Sembrava che stessero fermando una banda di narcotrafficanti o che fosse la cattura di un pericoloso serial killer. In realtà eravamo solo tre persone interessate a seguire un processo, entrando da spettatori in un'aula giudiziaria. Credevamo che l'udienza fosse davvero pubblica, come aveva scritto il Granma. Ma dovevamo saperlo che il Granma non dice mai la verità», sottolinea la blogger. Grazie a questo arresto, gli agenti hanno «finito per regalarmi l'altro volto della storia», afferma Sanchez. «Vivere le stesse sensazioni di Ángel Carromero e la pressione che circonda un detenuto. Conoscere sulla propria pelle le macchinazioni del ministero degli Interni».
HO RIFIUTATO DI MANGIARE E BERE - Poi racconta come un agente di polizia abbia cercato di «dialogare» con lei per cercare di ottenere una testimonianza da usare contro la blogger, come hanno fatto per Carromero, sottolinea. «Ma la trappola è fin troppo nota che non ci sono caduta. Mi è venuto in mente Carromero sottomesso alla stessa pressione composta da un mix di minacce e 'atteggiamenti comprensivi' non è facile sopportare a lungo una simile situazione», dice.
«Ho cominciato a ripetere una sola frase: Esigo che mi facciate fare una telefonata, è un mio diritto». La polizia ha accettata di concederle una telefonato al padre. Ma poi la blogger entra nella seconda fase «chiamata ibernazione». «Ho rifiutato di mangiare, bere. Ho rifiutato l'esame medico da diversi dottori», continua a raccontare. La maggior parte del tempo, è stata filmata e sottoposta a pressioni psicologiche.
Per Sanchez, quello che le è successo è solo «un passo falso: il grande dramma è la morte di due uomini e la detenzione di un altro».
- 11/10/2012 Il Nobel per la Pace forse alla blogger Yoani Sanchez
- 06/10/2012 Yoani Sanchez libera dopo 30 ore
- 05/10/2012 Cuba: manette per la blogger Yoani Sanchez