19 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Il rapporto ISU dell'ONU

Indice sviluppo umano 2011, USA in calo per disuguaglianze

Italia stabile al 24mo posto, 22mo per disuguaglianze. In Sudamerica grandi disuguaglianze, ma nel baratro resta l'Africa. Nell'uguaglianza di genere, Stati Uniti al 47° posto, Italia 15°

ROMA - Norvegia, Australia, Paesi Bassi e Stati Uniti sono ai primi quattro posti dell'Indice di sviluppo umano 2011 (Isu) dell'Onu, mentre la Repubblica Democratica del Congo, Niger e Burundi sono al fondo della classifica annuale. E' quanto emerge dal Rapporto sullo sviluppo umano su sanità, istruzione e reddito, presentato oggi dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (United Nations Development Programme - Undp).
Nuova Zelanda, Canada, Irlanda, Liechtenstein, Germania e Svezia completano il gruppo delle prime 10 nazioni nell'Isu 2011, ma quando l'indice viene aggiustato per tenere conto delle disuguaglianze in sanità, istruzione e reddito, alcuni dei paesi più ricchi escono dal novero dei primi 20: gli Stati Uniti crollano dal 4° al 23° posto, la Repubblica di Corea dal 15° al 32°, e Israele dal 17° al 25°. L'Italia è stabile al 23° posto, e nell'indice aggiustato per la disuguaglianza sale di una posizione, al 22°.
Stati Uniti e Israele risultano carenti nell'Isu aggiustato per la disuguaglianza (I-Isu) principalmente a causa di disuguaglianze nei redditi, anche se l'assistenza sanitaria è un fattore ulteriore nel peggioramento della classifica Usa, mentre ampi divari nell'istruzione fra le generazioni peggiorano la performance Isu della Corea del Sud. Altre nazioni al vertice della classifica hanno migliorato nell'I-Isu grazie alle loro notevoli uguaglianze relative in sanità, istruzione e reddito: la Svezia passa dal 10° al 5° posto, la Danimarca dal 16° al 12°, e La Slovenia dal 21° al 14°.

In Sudamerica grandi disuguaglianze, ma nel baratro resta l'Africa - Il Rapporto 2011 -«Equità e sostenibilità: un miglior futuro per tutti«-rileva che la distribuzione del reddito è peggiorata nella gran parte del mondo, con l'America Latina che rimane la regione più disuguale in termini di reddito, anche se numerose nazioni tra cui Brasile e Cile stanno riducendo i divari interni di reddito. Tuttavia, in termini di I-Isu complessivo (globale), comprese aspettativa di vita e scolarizzazione, l'America Latina è più equa dell'Africa sub-sahariana o dell'Asia meridionale, dimostra il Rapporto.
Le 10 nazioni che si piazzano agli ultimi posti per Isu nel 2011 sono tutte nell'Africa sub-sahariana: Guinea, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Burkina Faso, Liberia, Ciad, Mozambico, Burundi, Niger, e la Repubblica Democratica del Congo.
Nonostante i recenti progressi, queste nazioni a basso Isu soffrono ancora di redditi inadeguati, limitate opportunità di scolarizzazione, e aspettative di vita molto al di sotto delle medie mondiali, dovute in gran parte a morti causate da malattie prevenibili e curabili come la malaria e l'Aids. In molte di esse, questi problemi sono aggravati dal distruttivo retaggio dei conflitti armati. Nel Paese che si piazza all'ultimo posto nella classifica per l'Isu 2011, la Repubblica Democratica del Congo, in anni recenti più di tre milioni di persone sono morte a causa della guerra e di malattie legate (dipendenti dal) al conflitto, causando (spingendo, stimolando) la più grande operazione di peacekeeping nella storia dell'Onu.

Nell'uguaglianza di genere, Stati Uniti al 47° posto, Italia 15° - L'Indice di disuguaglianza di genere (Idg) mostra che la Svezia è al primo posto nel mondo per l'uguaglianza di genere, misurato per mezzo di quest'indice composito di salute riproduttiva, anni di scolarizzazione, rappresentanza parlamentare, e partecipazione al mercato del lavoro. La Svezia è seguita nella classifica per la disuguaglianza di genere da Paesi Bassi, Danimarca, Svizzera, Finlandia, Norvegia, Germania, Singapore, Islanda e Francia.
L'Italia si piazza al 15° posto, rispetto al 10° della Francia e al 13° della Spagna, ma molto al di sopra rispetto a Gran Bretagna (34° posto) e Stati Uniti (addirittura 47°).
Lo Yemen è il peggiore fra i 146 paesi inclusi nell'Idg, seguito da Ciad, Niger, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Papua Nuova Guinea, Liberia, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone. Nello Yemen, solo il 7,6% delle donne ha un'istruzione secondaria, a fronte del 24,4% degli uomini; le donne hanno solo lo 0,7% dei seggi parlamentari; e solo il 20% delle donne in età lavorativa sono nella forza lavoro retribuita, a fronte del 75% degli uomini.
«Nell'Africa sub-sahariana le perdite maggiori derivano da disparità di genere nell'istruzione, da un'elevata mortalità materna e dai tassi di fertilità degli adolescenti,» scrivono gli autori del rapporto. «In Asia meridionale, le donne rimangono dietro agli uomini in ogni dimensione dell'Idg, in modo particolare nell'istruzione, nella rappresentanza nei Parlamenti nazionali e nella partecipazione alla forza lavoro. Le donne negli Stati arabi sono danneggiate da una partecipazione ineuguale alla forza lavoro (circa la metà rispetto alla media mondiale) e dai bassi risultati raggiunti nell'istruzione.»